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Matteo vive su un tweet: un mondo da favola solo a parole

Su Twitter è un profluvio di slogan entusiasti, ma la realtà fotografata dai dati reali è molto amara

Matteo vive su un tweet: un mondo da favola solo a parole

Roma - È un po' come la storia del film Matrix: la realtà che viviamo è solo un grande videogioco, mentre il mondo vero è altrove e solo pochi eletti possono conoscerlo. Il problema è che nell'Italia del 2015 a essere immerso in una falsa coscienza da social network è il premier Matteo Renzi, mentre al resto dei comuni mortali tocca confrontarsi con l'amara evidenza dei numeri. Su Twitter è tutto un profluvio di #lavoltabuona, #lasvoltabuona e #italiariparte, mentre per l'italiano medio nella vita di ogni giorno non cambia nulla.

Partiamo dalla fine, in maniera analogica. Venerdì sera Matteo Renzi ha proclamato che «è finito il tempo delle tasse da aumentare». Certo, poi non si sa nemmeno come destinare l'eventuale bonus da 1,6 miliardi recuperato alzando le stime del deficit/Pil di 0,1 punti percentuali, ma questa è la solita trama. La verità è un'altra: la pressione fiscale aumenterà dal 43,5 al 44,1% nel 2016.

E che dire di quello che twittò lo scorso 2 marzo? «Più 130mila posti di lavoro nel 2014, bene ma non basta». D'altronde, sin da quando si è insediato a Palazzo Chigi prometteva che il primo provvedimento sarebbe stato il Jobs Act perché la disoccupazione al 12,9% è una «cifra allucinante». Passati dodici mesi, la disoccupazione è sempre lì, al 12,7 per cento. E quei 130mila posti di lavoro? L'osservatorio Inps ha fatto a pezzi l'ottimismo del premier: il numero di assunti tra 2015 e 2014 è aumentato solo di 13 unità.

Fa parte di questo catalogo anche il millantato credito. «Piano Juncker, Qe, flessibilità sono frutto del semestre italiano. Poi 80 euro, Irap, incentivi alle assunzioni», twittava il nostro. Peccato che a Bruxelles ogni decisioni si prenda costantemente scavalcando l'Italia che, comunque, ha beneficiato dell'allentamento della politica monetaria e della svalutazione dell'euro. Ma è sempre così una comunicazione iperveloce che spinge più in là i dubbi e quando qualcuno prova a ricordare ciò che è stato promesso, Renzi è più avanti, sta già programmando un'altro traguardo. È il caso de #labuonascuola: un programma di ristrutturazione degli edifici scolastici (oltreché di riforma dei percorsi didattici). Miliardi stanziati, slide, fogli excel. C'è rimasto qualcosa? Gli istituti continuano a essere fatiscenti com'erano prima se non peggio. Qui più che un #allafaccideigufi che a Matteo piace tanto ci vorrebbe un #allafacciadeicontribuenti.

Ad esempio «I comici milionari dicono che 80 euro sono una presa in giro. Se provassero a vivere con 1.200 euro al mese, non lo direbbero», cinguettava il 23 aprile di un anno fa contro gli attacchi di Beppe Grillo. Ecco, la stoccata, la frase a effetto hanno fatto scomparire la realtà. Per gli 80 euro sono stati spesi 6 miliardi l'anno scorso, ma le vendite al dettaglio cioè i consumi sono calati dell'1,2% su base annua.

Evidentemente, anche l'Istat «gufa».

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