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May bocciata da Bruxelles: «Così gli europei ci perdono»

Juncker e Merkel invitano Londra a correggere il tiro E sui migranti l'asse franco-tedesco ci sostiene a parole

Provaci ancora, Theresa. L'offerta della premier britannica sulla permanenza dei cittadini europei nel Regno Unito, presentata come un generoso sforzo di garanzia e compromesso, non incontra il gradimento di Bruxelles. Anzi, come ha detto il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, «rischia di peggiorare le condizioni di vita» dei cittadini dei Ventisette che risiedono Oltremanica. Più cauto, ma certo non positivo, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, che ha parlato di un «primo passo», aggiungendo però che «non basta».

E se la voce ufficiale di Bruxelles esprime insoddisfazione, quella della nuova coppia franco-tedesca al comando de facto del gruppone dell'Unione - Emmanuel Macron e Angela Merkel - conferma le perplessità e l'invito alla May a riformulare la sua proposta. Quella della premier britannica, ha detto la Merkel, «è un buon inizio, ma non ancora una svolta: la strada da percorrere è ancora lunga».

Anche Paolo Gentiloni, con il suo tipico stile prudente, ha parlato di «un gesto interessante che dimostra le buone intenzioni della May», ma ha invitato a «verificare nel merito». La premier britannica ha promesso per oggi «la messa per iscritto della proposta sui cittadini europei»: sarà l'occasione per verificare se e in che modo vorrà tener conto dei rilievi dei partner (ormai a tempo) dell'Ue.

La cancelliera tedesca ha parlato in conferenza stampa congiunta con Macron a Bruxelles, a conclusione di due giorni di Consiglio Europeo. Alla vigilia del vertice, la stampa ha enfatizzato il ritorno dell'asse Berlino-Parigi, e quell'incontro comune con i giornalisti ne è la conferma plastica. Il presidente più esplicitamente europeista della recente storia francese enfatizza l'aspetto del recupero dell'Ue come «miglior protezione dalle sfide mondiali» e assicura che Francia e Germania sono «al servizio della comune ambizione europea».

Chissà cosa intendeva dire esattamente. Frasi così retoriche vanno sempre prese con le pinze, anche se magari le intenzioni sono ottime. È il passaggio chiave della loro applicazione concreta che conta. E ieri, al Consiglio Europeo, gli argomenti concreti non sono mancati. Quello della Brexit, con il suo corollario di discussioni tese sul destino delle agenzie europee (come ad esempio quella del farmaco) che dovranno essere trasferite dal Regno Unito ad altri Paesi dell'Ue, è stato certamente in primo piano. Ma anche la problematica questione del ricollocamento dei migranti che continuano a sbarcare sulle coste italiane rappresenta una sfida di prima grandezza. Anzi, è certamente una di quelle «sfide mondiali» di cui hanno parlato insieme Macron e la Merkel.

Su questo, al momento, la retorica delle buone intenzioni ha prevalso sulla concretezza dei fatti. Macron ha lamentato che i leader europei non abbiano «ascoltato l'Italia sull'ondata di arrivi», e la Merkel ha invitato i colleghi europei a «mettersi al posto di Italia e Grecia». Entrambi hanno esortato a prendere atto che lo stillicidio di arrivi è «una sfida comune che richiede una risposta ambiziosa», ma è un fatto che i rispettivi Paesi fanno poco per aiutarci. E ieri a Bruxelles la cancelliera tedesca ha preso atto che «purtroppo non ci sono progressi nella questione della ripartizione interna all'Ue», aggiungendo a scanso di dubbi che «progressi a breve non sono possibili».

Intanto, gli arrivi si susseguono e lo ius soli incombe.

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