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Mazzata Ue più vicina. E Juncker minaccia: "Potrebbe durare anni"

Ok degli sherpa alla procedura di infrazione Tria alla maggioranza: serve compromesso

Mazzata Ue più vicina. E Juncker minaccia: "Potrebbe durare anni"

La procedura di infrazione per debito eccessivo contro l'Italia fa un altro passo in avanti, Tria cerca un «compromesso» con Bruxelles. Ma dall'Europa arrivano avvertimenti poco rassicuranti e ai massimi livelli.

Il Comitato economico e finanziario della Ue, composto dai direttori generali dei ministeri del Tesoro dell'area Euro, ha detto sì alla proposta della Commissione Ue. La mesa in mora dell'Italia per i conti del 2018 è «giustificata». Un parere tecnico, che apre le porte all'avvio ufficiale della procedura, che sarà deciso dall'Ecofin del 9 luglio. Un percorso che può culminare nella multa da 3,5 miliardi prevista dai trattati.

E anche ai controlli periodici sul rispetto degli obiettivi, come ha ricordato ieri il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker. «Per molto tempo abbiamo chiarito che pensiamo che l'Italia si sta muovendo in una direzione sbagliata. Penso che l'Italia corra il rischio di rimanere per anni intrappolata in una procedura per deficit eccessivo». L'Italia è un problema «serio», e «condiviso». Chiaro il messaggio. I paesi membri dell'Ue sono uniti nel condannare l'Italia

La decisione dei tecnici era attesa. Semmai il governo sperava (e ancora spera) in un allungamento dei tempi che consentisse al ministro dell'Economia, Giovanni Tria, di portare ai giudici di Bruxelles la dimostrazione che i conti stanno migliorando e che le previsioni del rapporto deficit/Pil del 2019 fornite dallo stesso governo in aprile (pari al 2,4%) e quelle dalla Commissione europea (pari al 2,5%) sono da rivedere al ribasso al 2,2 percento.

Il ministro vuole dimostrare che dopo il boom del debito del 2018, sono stati fatti sforzi per riportare i conti in ordine e ieri ne ha parlato o all'assemblea di Assonime a Roma e poi al Senato per un'informativa sulla procedura di infrazione. Interventi importanti, perché pronunciati dopo il vertice di governo che ha sancito il ritorno dell'asse tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, alla vigilia dell'incontro tra il ministro e la maggioranza per mettere a punto le risposte a Bruxelles in programma oggi.

Tria ha spiegato a M5s e Lega che non si può rinunciare a un accordo con Bruxelles. «È nel nostro interesse arrivare a un compromesso e normalizzare definitivamente le condizioni del nostro mercato dei titoli di Stato, la cui solidità è fondamental».

Quindi niente colpi di testa che indispongano i mercati e facciano esplodere lo spread. Bisogna concedere qualcosa.

Non una manovra, che Tria continua a negare. Per il momento tutto dipende dai famosi risparmi di Reddito di cittadinanza e Quota 100. Da «stime più aggiornate che lasciano ritenere che a consuntivo i saldi di finanza pubblica saranno sostanzialmente minori, pur a legislazione invariata, di quelli stimati». Risparmi da circa 3,5 miliardi, che secondo il ministro non intaccheranno la spesa sociale. Allo stesso tempo Tria garantisce che saranno tagliate le tasse. Obiettivo giustificato perché «è favorevole alla crescita ».

Il sentiero stretto di Tria è quello di trovare un punto di incontro tra la maggioranza e l'Europa. Ma anche operare in un contesto economico sfavorevole. Ieri l'Istat ha certificato che nel 2018 la spesa media mensile delle famiglie italiane si è fermata a 2.571 euro mensili. In termini reali, al netto dell'inflazione la spesa è calata dello 0, 9% rispetto all'anno precedente.

Difficile pensare che nel 2019 si inverta la tendenza.

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