Politica

Medici senza frontiere: «Sono storie già smentite»

La Ong ammette gli ingressi nelle acque libiche. Minniti: «Chi non firma il codice non lavora»

Medici senza frontiere: «Sono storie già smentite»

Anche Medici senza frontiere sarebbe coinvolta nell'inchiesta aperta dalla Procura di Trapani sulla Iuventa, la nave di Jugend Rettet tuttora sotto sequestro. Le accuse partirebbero da alcune intercettazioni effettuate dagli uomini dello Sco, il servizio centrale operativo della polizia di Stato, che avrebbero appurato come alcune navi della Ong italiana arrivassero a fare «da piattaforma» all'imbarcazione estera ancor prima dell'intervento della Guardia costiera.

Il dubbio è che vi fossero contatti tra le varie Organizzazioni non governative per il recupero dei migranti, anche in situazioni di illegalità. D'altronde era stato uno dei rappresentanti di Msf, Marco Bertotto, ad ammettere in tempi non sospetti che i natanti di Medici senza frontiere erano entrati più volte in acque libiche. Un'ipotesi che potrà essere confermata o smentita solo dalle indagini in corso.

La Ong, però, risponde alle accuse spiegando di non aver ricevuto «alcuna comunicazione ufficiale dalla Procura di Trapani né da altre Procure in merito alla presunta inchiesta» sulla loro attività «di ricerca e soccorso in mare. Quanto vediamo oggi negli organi di stampa - proseguono - sembra rilanciare accuse che già ci erano state rivolte alcuni mesi fa, a cui non erano seguite altre azioni o informazioni. Fin da allora ci siamo messi a disposizione delle Procure per fornire qualunque spiegazione richiesta». Quanto alla mancata firma del codice di condotta per le Ong stilato dal Viminale, da Msf fanno sapere di non aver aderito «perché non conteneva elementi indispensabili per garantire l'efficacia dei soccorsi e i principi umanitari». Sull'argomento è intervenuto ieri il ministro dell'Interno, Marco Minniti. «Il codice di condotta - ha spiegato - è pensato per non consentire una generalizzazione in negativo delle Ong, che non condivido; credo che sia legittimo da parte di Parlamento, governo italiano e Unione europea chiedere un coordinamento». Il titolare del Viminale ha poi chiarito: «Tutte le Ong scelgano da che parte stare. Non intendo rinunciare al principio di salvataggio dei naufraghi e neppure a quello della sicurezza dei miei concittadini. Per questo ritengo necessaria la presenza di polizia giudiziaria sulle navi delle Ong. Chi non ha firmato non potrà far parte del sistema di salvataggio che risponde all'Italia, fermo restando il rispetto della legge del mare e dei trattati internazionali. Ma per firmare c'è ancora tempo».

Intanto, il direttore generale di Save the children, Valerio Neri, chiarisce: «Temo che si possa pensare che abbiamo fatto la spia sul conto della nave Iuventa, e non è vero. Save the Children non c'entra niente. È stato il personale tecnico della nave, cioè gli addetti alla security, al salvataggio, a fare le segnalazioni».

E spuntano anche le più disparate ipotesi sull'apertura dell'inchiesta da parte della Procura di Trapani. Il settimanale Famiglia Cristiana avanza, infatti, l'ipotesi che dietro alla stessa possa esserci «l'operazione anti migranti della destra Defend Europe». A far destare sospetti sarebbero collegamenti tra l'ex ufficiale della Marina Militare Gian Marco Concas, portavoce di Generazione identitaria e la società di sicurezza Imi security service, la prima a segnalare i traffici della Iuventa alla Procura.

Di contro, però, c'è chi ricorda le connessioni tra molte Ong e George Soros, che finanzierebbe i soccorsi col chiaro intento di far invadere l'Europa.

Commenti