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"Il medico di famiglia raccolga le ultime volontà"

Secondo il camice bianco l'eventuale obiezione di coscienza si supererà cambiando dottore

"Il medico di famiglia raccolga le ultime volontà"

«Siamo molto soddisfatti, la legge recepisce molte nostre riflessioni fatte nel corso degli anni, a noi va bene così com'è stata scritta». Maurizio Scassola, vice presidente dei medici italiani (Fnomceo) promuove la normativa all'esame della Camera che introduce nel nostro paese il testamento biologioco, atteso dalla morte di Eulana Englaro.

Cosa le piace di questa legge?

«È chiara, snella e garantisce l'autonomia della persona, non sclerotizza il rapporto medico-paziente ed è omogenea alle normative europee».

Ma la figura del medico vincolato a prendere atto delle volontà del paziente non le ricorda un po' quella del notaio?

«Dipende da come si instaura il rapporto tra i due soggetti. Se ci saranno informazione e comunicazione le incomprensioni tra medico e paziente saranno ridotte al minimo».

Chi è il professionista più adatto a raccogliere il consenso del paziente per il suo fine- vita?

«Il medico di famiglia è nelle condizioni ideali per dialogare con la persona che conosce a fondo, sa tradurre i suoi sentimenti e sa capire se è reale la sua volontà dichiarata nel consenso informato. In caso diverso, è necessario sapere con certezza che la volontà dichiarata appartiene alla persona interessata e ci sono tanti strumenti per accertarlo, come un video per esempio».

Se il medico è in disaccordo con le scelte del paziente, cosa succede?

«Il medico deve prendere atto del consenso informato. Ma anche quando le scelte contrastano con l'etica e la sua deontologia non deve abbandonare il paziente, ma aiutarlo nelle sue ultime volontà».

Se il contrasto continua ci saranno obiettori di coscienza anche per il testamento biologico?

«Se ha problemi relazionali con il paziente può lasciare ad altro medico il compito di dargli continuità di cura e assistenza».

La legge non fa cenno alla sedazione profonda.

«Questo è un problema che va affrontato caso per caso e il medico la sceglie solo quando ci sono indicazioni di sofferenza molto precise. Comunque siamo favorevoli ad applicarla quando serve».

Cosa ne pensa del suicidio assistito?

«Sono contrario come l'intera nostra categoria. Per noi medici accettare di mettere fine ad una vita è un segno di grande sconfitta.

Dobbiamo invece investire sull'assistenza soprattutto domiciliare di chi soffre e sull'aiuto ai suoi familiari che lo sostengono».

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