Politica

Mediolanum, sfilata di vip per dieci anni di successi

Stefano Zurlo

Il limite è solo negli occhi di chi guarda. Sembra il calco dadaista su una poesia di Cesare Pavese. È la formula segreta di una serata carica di energia e di lacrime di vita. Il Teatro Nuovo nel cuore di Milano è strapieno: forse gli spettatori si aspettavano qualcosa di più convenzionale e rassicurante, tornano a casa storditi e commossi, dopo aver scavalcato barriere, confini, muri apparentemente insuperabili. Giusy Versace racconta la propria tragedia, la perdita delle gambe, ma la ferita del corpo ha dilatato gli spazi dell'anima. «Non tornerei mai indietro», spiega mostrando una faccia che è un inno alla gioia e non contempla la nostalgia. Oscar Farinetti condensa in dieci minuti la storia dell'uomo, le scoperte che hanno allargato la civiltà e trova suggestioni intense nel raccordo fra le epoche. Michele Placido imposta la sua voce antica e racconta: «Enrico Maria Salerno un giorno è venuto al mio paese, in provincia di Foggia, si è guardato intorno sconsolato e ha osservato: Ma come ha fatto Placido a diventare attore? Qua non c'è niente. Invece è stata mia mamma ad accendere la scintilla». E a farlo camminare oltre.

Applaudono i family banker, applaudono i clienti, applaudono gli amici di Mediolanum. Si festeggiano i dieci anni di Mediolanum Corporate University ed è davvero un compleanno speciale: l'adrenalina e il mistero della libertà. «Siamo partiti nel 2009 in controtendenza, con un investimento di oltre trenta milioni che sembrava follia dopo il terremoto di Lehman Brothers», ricorda Oscar di Montigny, il dominus della manifestazione. E invece l'impegno è lievitato oltre quota sessanta milioni. Sventagliate di corsi di formazione. Partnership con prestigiose università. Centinaia di eventi. Centodieci, la piattaforma on line. «Innovazione e sostenibilità devono andare a braccetto», traccia la strada Oscar di Montigny che in Mediolanum è Chief Innovation, Sustainability & Value Strategy Officer. Un titolo chilometrico, come quelli di certi film di Lina Wertmüller, che il pubblico accoglie con un brusio sarcastico. Ma è un attimo perché Oscar è capace di ipnotizzare la platea con il suo linguaggio insieme passionale e visionario. E i suoi ospiti, che si alternano marcati stretti dal metronomo, fanno scintille fino al finale che supera ogni attesa. Simona Atzori danza con il suo corpo imperfetto, poi dipinge tenendo il pennello fra il pollice e l'indice del piede.

È standing ovation ma anche un viaggio che può cambiare ciascuno di noi.

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