Politica

«Meglio il calcetto del curriculum» I consigli di Poletti fanno infuriare ancora i giovani

Gian Maria De Francesco

Roma Inutile studiare, inutile prepararsi, inutile adoperarsi per sostenere un colloquio di lavoro. In Italia quello che conta è il rapporto interpersonale. Chiacchiere da bar che si sentono tutti i giorni, grave però che a farle sia il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che con le gaffe ha un feeling particolare. Ieri, parlando a Bologna, c'è ricascato. In ambito lavorativo «il rapporto di fiducia è un tema sempre più essenziale» ha detto Poletti agli studenti dell'Istituto tecnico professionale Manfredi-Tanari di Bologna nel corso di un dibattito.

Il rapporto di lavoro è prima di tutto un «rapporto di fiducia», ha aggiunto, rimarcando che per questo si creano più opportunità «a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula». Secondo Poletti, la dinamica delle relazioni è un fattore estremamente importante per il futuro lavorativo dei giovani ed «i rapporti che si instaurano nel percorso di alternanza scuola-lavoro - ha concluso - fanno crescere il tasso di fiducia e quindi le opportunità lavorative».

Tutto vero perché, tramite la formazione in azienda o l'apprendistato (troppo spesso penalizzato), si può instaurare una conoscenza più approfondita tra aziende e (futuri) dipendenti. Sono fattori che contano molto più di un bel curriculum a rischio di essere cestinato. Ma il riferimento al «rapporto di fiducia», alle conoscenze, fa pensare immediatamente a quella economia delle relazione che in Italia generalmente penalizza il merito ancorché il mercato del lavoro sia regolato dalla legge della domanda e dell'offerta piuttosto che dall'accertamento delle competenze.

Competenze che, però, sono fondamentali per nutrire la speranza di inserirsi in quel mondo del lavoro che per molti giovani resta, purtroppo, un miraggio visto che il tasso di disoccupazione degli under 25 è al 37,9 per cento.

Proprio per questo motivo non si può non definire improvvida la sortita di Poletti (il grillino Di Battista gli ha ricordato che anche il ras delle coop di Mafia Capitale Salvatore Buzzi giocava a calcetto) che a dicembre inciampò definendo un bene il fatto che alcuni connazionali siano stati costretti a emigrare.

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