Politica

La Meloni boccia Matteo: «Ci discrimini»

Pier Francesco Borgia

Roma «Una brutta pagina quella scritta dalla Prefettura milanese nel giorno del ricordo di Sergio Ramelli». La bocciatura della gestione dell'ordine pubblico, da parte di Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia), non ammette appelli. Il 28 aprile del '75 Ramelli cade sotto i colpi di un commando di Avanguardia Operaia e nell'anniversario i militanti di destra volevano comporre un corteo per raggiungere il murales dedicato al giovane militante del Fronte della Gioventù. Il problema è che la manifestazione non aveva l'autorizzazione e la polizia temeva che questo corteo incrociasse quelli della sinistra antagonista.

Vietare la manifestazione in ricordo di Ramelli, osserva la Meloni, è stato «insensato». «Non c'erano simboli né bandiere tricolori - lamenta la leader di Fratelli d'Italia - era un innocuo serpentone che si sarebbe concluso sotto casa di Ramelli, là dove Sergio ha trovato la morte a 18 anni». «Altrettanto insensata è stata invece l'autorizzazione concessa ai centri sociali per il loro corteo antifascista - ricorda la Meloni -. Una manifestazione organizzata proprio per contestare quella in ricordo di Ramelli mai autorizzata». Un paradosso che è alla base anche della «gestione nervosa» della situazione da parte delle forze dell'ordine. Con il risultato che a fine giornata si sono contati tafferugli violenti e feriti. Il fatto, dal punto di vista politico, potrebbe sembrare irrilevante. Ma è da notare che è la prima volta che la Meloni critica apertamente la gestione di un problema di stretta competenza di Matteo Salvini.

«Gli chiederemo conto», annuncia la leader di FdI.

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