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La Meloni teme i concorrenti Lega e Fi: basta con il M5s e con il presidente Ue

La leader in pressing sull'"amico Matteo": dopo le europee governo senza grillini

La Meloni teme i concorrenti Lega e Fi: basta con il M5s e con il presidente Ue

Torino - Si avvicina il voto di maggio e sale il pressing della Meloni per convincere «l'amico Matteo» a mollare i Cinque Stelle e a tornare nel centrodestra, ma in una formula completamente rinnovata di tipo sovranista con l'apporto di forzisti delusi, a partire da Giovanni Toti.

La Meloni è convinta che se alle europee le percentuali di Lega e Fdi delineeranno una maggioranza numerica alternativa, al primo scricchiolìo Salvini farà saltare il tavolo con Di Maio. «Matteo è ostaggio dei Cinque Stelle, dobbiamo liberarlo» dice la Meloni ai suoi. Il principale bersaglio nella campagna elettorale, aperta simbolicamente al Lingotto di Torino (sala piena, duemila delegati da tutta Italia) sono perciò i grillini, e come vittima collaterale la Lega che con loro si ostina a governare. «Salvini sta dando vita a una formazione populista. Dice che le alleanze si decidono dopo il voto. Voglio dirgli che errare è umano ma perseverare è diabolico. Il contratto di governo sta già paralizzando l'Italia, non è certo un modello da esportare in Europa. Le alleanze vanno chiarite prima del voto». Dopo le europee «credo che sia necessario tornare alle urne e creare una nuova maggioranza e un nuovo governo senza i Cinque Stelle». La linea delle prossime settimane sarà questa, cannoneggiare sulle ricette fallimentari del M5s e mettere in difficoltà Salvini sulle contraddizioni di un esecutivo con Di Maio e sulle promesse mancate. Come la flat tax, diventata cavallo di battaglia di Fdi a caccia del consenso nel mondo produttivo schiacciato dal fisco («Più Tav meno tax sarà il nostro slogan»). Sfida aperta a Salvini sulla tassa piatta che «va fatta subito, senza scaglioni e per tutti», mentre «finora l'unica cosa piatta prodotta da questo governo è la crescita economica» attacca la leader Fdi.

Che ne ha pure per Forza Italia «schierata con la Merkel quindi per lo status quo, mentre noi in Europa vogliamo cambiare tutto, compreso l'attuale presidente del Parlamento Ue», cioè l'azzurro Tajani. Anche il capogruppo Francesco Lollobrigida affonda il colpo: «Qualcuno metta ordine alle confuse idee di Forza Italia, che a parole dice di voler cambiare l'Europa ma nei fatti candida e difende Antonio Tajani, che certo non ha cambiato rotta».

La Meloni sarà capolista in tutte le circoscrizioni, confermati in lista il generale dei parà Marco Bertolini, il sociologo Francesco Alberoni («Ho paura per la democrazia italiana, mi ribello al regime della Casaleggio Associati»). Altre new entry nelle liste Fdi sono Federica Picchi, area Family Day, imprenditrice e fondatrice della Dominus Production che distribuisce film legati ai valori cristiani. Al Nord gli imprenditori Fabio Pietrella e Pietro Fiocchi, poi il calabrese Denis Nesci, ex Ncd che prese 36mila voti alle ultime Europee forte di una rete di patronati e Caf di cui è presidente.

Ancora in forse la candidatura della fuoriuscita da Fi Elisabetta Gardini, pare che la Meloni non l'abbia ancora incontrata e che non voglia fare uno sgarbo così plateale a Berlusconi, dopo aver già imbarcato parecchi forzisti in fuga. Poi c'è Raffaele Fitto, regista dei traslochi da Fi a Fdi al Sud. Non candidato lo psichiatra e presbitero ortodosso Alessandro Meluzzi («Ho promesso a Giorgia che non criticherò Bergoglio e non lo farò»), che però entra in Fdi come responsabile del «Dipartimento per la diffusione delle idee». Molto applauditi al Lingotto anche Mario Giordano, il Capitano Ultimo in collegamento Skype, Giulio Tremonti e il consigliere Rai Giampaolo Rossi. Le Meloni annuncia una raccolta firme per un referendum abrogativo del reddito di cittadinanza, e poi il grande raduno per la chiusura della campagna elettorale il 19 maggio. Dopo Torino, sarà la volta di Napoli.

La città record per numero di richieste del sussidio grillino.

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