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Meno reati, più "rispetto": la ricetta anti-Isis delle toghe

Il presidente della Cassazione: «Depenalizzare l'immigrazione clandestina. Il terrorismo va combattuto, ma seguendo la Costituzione»

Meno reati, più "rispetto": la ricetta anti-Isis delle toghe

Neanche il tempo di disfare le valigie e Giovanni Canzio, arrivato da una manciata di settimane alla presidenza della Cassazione, porta la Corte a fare irruzione nel pieno della vita politica del paese, scendendo apertamente e esplicitamente in campo sul tema dell'immigrazione. Nella sua relazione inaugurale dell'anno giudiziario, ieri il primo presidente attacca frontalmente il reato di immigrazione clandestina, che un ampio fronte (fatto di magistrati, politici liberal, opinionisti) voleva cancellare dal nostro ordinamento, e che il governo sembrava pronto a sopprimere: ma la cui abolizione è stata invece congelata dopo le ondate di attacchi terroristici che hanno investito l'Europa. Ma Canzio rilancia, sapendo perfettamente - parliamo di un magistrato esperto ed accorto, pienamente in grado di prevedere la portata di ogni sua parola - di ridare fiato al fronte degli abolizionisti. «La risposta sul terreno del procedimento penale si è rivelata inutile, inefficace e per alcuni profili dannosa», dice Canzio, mentre il capo dello Stato Mattarella lo ascolta con attenzione. E il magistrato più importante d'Italia indica anche la soluzione alternativa, certo che «darebbe risultati concreti»: via la norma penale, e «sostituzione del reato con un illecito e con sanzioni di tipo amministrativo fino al più rigoroso provvedimento di espulsioni».Annuisce Mattarella, e annuisce anche, una sedia più in là, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che all'inizio anno aveva dovuto subire la decisione del presidente del Consiglio Renzi di soprassedere alla abolizione del reato. L'autorevolezza del pulpito da cui parlava ieri Canzio riapre inevitabilmente la partita. «Gli italiani non capirebbero», aveva detto Renzi spiegando la decisione di non portare in Consiglio dei ministri la cancellazione della norma che punisce (assai blandamente, peraltro: da cinque a diecimila euro di multa) chi si introduce in Italia senza permesso. Il governo aveva rinviato la modifica a un pacchetto più vasto di misure sull'immigrazione; i magistrati erano insorti; e ieri, ovviamente, l'assist di Canzio ridà voce agli esponenti di punta delle toghe: con il segretario dell'Associazione magistrati Rodolfo Sabelli che, con linguaggio un po' più fumoso, definisce il reato in questione «un esempio perfetto di utilizzo simbolico del diritto penale». E un vasto coro, di voci politiche dal centrosinistra e oltre chiede la soppressione immediata dell'articolo incriminato, il numero 94 del «pacchetto sicurezza» varato nel 2009 dal governo Berlusconi IV. Reazioni opposte dal versante opposto; la più sintetica è quella di Matteo Salvini, Lega Nord: «Se i magistrati lavorassero di più e facessero meno politica i processi si farebbero più velocemente». A dare risalto all'uscita di Canzio, oltre alla carica rivestita, c'è anche il fatto che non viene da una «toga rossa» ma da un magistrato equilibrato, e a volte contestato dai suoi stessi colleghi per la franchezza di alcune posizioni. E che anche ieri, nella sua relazione, picchia duro sulla Cassazione da lui stesso ora presieduta, dicendo che «la qualità della giurisdizione di legittimità rischia di scadere», modo elegante per dire che vengono scritte sentenze senza capo nè coda. Ma è inevitabile che a fare titolo siano le due, esplicite righe che Canzio dedica al reato di clandestinità. E insieme a loro, a fare il paio, l'inciso che la relazione dedica all'emergenza terrorismo, che - dice Canzio - va sì combattuta, ma «nel rispetto, tuttavia, delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato».

La brutalità jihadista che insanguina l'Occidente, per Canzio non giustifica la sospensione - che pure in paesi vicini come la Francia è all'ordine del giorno - del sistema dei diritti e delle tutele.

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