Politica

Meno servizi e più costi Cure rincarate del 15 per cento

Francesca Angeli

Roma Sanità pubblica al tramonto. La salute degli italiani non è più un diritto e si avvia a diventare un privilegio sempre più difficile da garantire. Di anno in anno aumenta la spesa a carico dei cittadini come segnala il Rapporto Sanità in Cifre di Senior Italia Federanziani.

Dai 95 euro mensili a famiglia del 2014 la spesa si è alzata ai 110 euro del 2015, pari ad un più 15 per cento. Aumenta per i privati anche la spesa per i farmaci: più 3 per cento per un ammontare complessivo di 6.859 milioni di euro. All'aumento dei costi corrisponde la diminuzione dei servizi come evidenziano i dati di un altro Rapporto elaborato dal Tribunale dei diritti del malato. Pit Salute ha raccolto le segnalazioni di oltre 20imila cittadini che messe insieme tracciano il quadro di una sanità pubblica che sta diventando una seconda scelta perché non risponde più alle richieste dei pazienti. Quasi un intervistato su tre non riesce ad ottenere le prestazioni sanitarie di cui avrebbe bisogno. Il primo ostacolo è rappresentato dalla lunghezza della liste di attesa, come dichiara il 54,5 per cento. Poi esiste il problema del ticket per il 30,5 dei cittadini. Non stupisce quindi che nel corso dell'ultimo anno ben 11 milioni di italiani abbiano rinunciato a cure ed esami per motivi economici. Chi può si rivolge ad un privato. Altrimenti nei casi peggiori dovrà attendere per la rimozione di una protesi o per un semplice intervento di alluce valgo fino a due anni. Si arriva ad un anno mezzo di attesa per una ricostruzione mammaria e per una mammografia si arriva a 15 mesi. Un periodo troppo lungo che compromette la possibilità di una reale prevenzione. Si arriva ad un anno per una risonanza magnetica; a 11 mesi per un Ecodoppler; a 10 mesi per una Tac. Oltre alle liste di attesa sempre più lunghe in generale ottenere prestazioni dalla sanità pubblica è un percorso ad ostacoli. Aumentano i cittadini che segnalano rifiuti a prescrivere prestazioni da parte di medici di base e pediatri, 28 per cento. E si tratta di prestazioni che sarebbero previste dai Lea, i livelli essenziali di assistenza.

Proprio ieri il Senato ha approvato l'aggiornamento dei Lea che però rischiano di rimanere soltanto una promessa sulla carta.

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