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La mente delle stragi di Parigi uccideva talebani con la Nato

Franco-marocchino e disertore: dalla Legione al Califfo

La mente delle stragi di Parigi uccideva talebani con la Nato

Il 13 novembre 2008 s'è arruolato nella Legione Straniera, è partito per Afghanistan ed ha combattuto i talebani per conto della Nato. Otto anni dopo, in quello stesso fatidico 13 novembre, ha colpito la Francia al cuore guidando e pianificando la strage di Parigi. Ora l'intelligence americana e quella francese non hanno più dubbi, ai vertici di «amn al-kharjee» la «cellula per l'intelligence all'estero» responsabile del terrore firmato Stato Islamico lavora Abdelilah Himich, un ex militare francese, nato in Marocco nel 1989 e cresciuto nella cittadina francese di Lunes. Un ex-militare che ai primi del 2014 - dopo una diserzione e un arresto per traffico di cocaina - ha attraversato l'Italia in auto, s'è imbarcato per la Grecia ed ha raggiunto la Siria passando dalla Turchia. Per scoprire il suo vero nome i servizi di sicurezza hanno lavorato per mesi sulle testimonianze degli ostaggi del Bataclan concordi nel riferire d'aver sentito i terroristi parlare d'un misterioso Abu Suleyman Al Franzisi («il Francese») incaricato di coordinare l'operazione dalla Siria. Lo stesso Abu Suleyman Al Franzisi citato nei file audio del computer di Ibrahim Barkaoui, il kamikaze dell'Isis saltato in aria all'aeroporto di Bruxelles. Per capire chi sia questo marocchino cresciuto in Francia e diventato una delle menti del terrore bisogna riandare a quel novembre 2008 quando Abdelilah Himic va a combattere a Surubi, la zona dell'Afghanistan dove, pochi mesi prima, dieci militari francesi sono stati massacrati dai Talebani. Tra le montagne di Surubi Abdelilah impara a sparare, combattere e maneggiare esplosivi. Una capacità che contribuirà, tra il 2014 e il 2015, alla sua rapida ascesa nelle gerarchie dell'Isis dove è conosciuto come «Abdel il Cecchino». A segnare il passaggio dalla divisa al terrorismo sono prima la diserzione del 2010 quando abbandona la caserma dove è stato assegnato al rientro dall'Afghanistan, e poi l'arresto del dicembre 2011 quando viene fermato mentre rientra da Amsterdam con quasi un chilo e mezzo di cocaina nascosta nello zaino. Condannato a tre anni Abdelilah resta in carcere solo cinque mesi. Quanto basta per trasformarlo in un militante radicale pronto ad unirsi alla ventina di islamisti che, ai primi del 2014, lasciano Lunes per raggiungere la Siria. Paradossalmente il suo nome è conosciuto dalla stampa già in quel 2014 quando altri jihadisti francesi reduci dalla Siria riferiscono ai giornalisti di quel connazionale diventato in breve tempo un «emiro» dell'Isis. Un «emiro» responsabile dell'esecuzione di almeno due prigionieri fatti crocifiggere dietro suo ordine secondo quanto scoperto da Jean-Charles Brisard, un esperto di terrorismo francese che ha lavorato alla sua identificazione.

Ma proprio quel miscuglio di crudeltà, abilità nell'uso delle armi e freddezza hanno consentito a questo ex legionario di trasformarsi in un'anima nera del Califfato.

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