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Mentre facciamo a pezzi la Cia il terrore islamico fa 5.000 morti

Nel mese precedente alla presentazione del dossier sulle torture, più vittime che sulle Torri Gemelle. E si scopre che i giudici indagarono e non trovarono reati

Mentre facciamo a pezzi la Cia il terrore islamico fa 5.000 morti

Il mondo «democratico» si dice scandalizzato e indignato per le torture inflitte dalla Cia a una ventina di terroristi. Intanto però i gruppi jihadisti uccidono e massacrano su scala industriale.

Solo a novembre, il mese precedente la pubblicazione del rapporto realizzato dai membri democratici della Commissione «intelligence» del Senato statunitense, il terrore islamista ha spedito al creatore 5042 persone, ovvero il doppio di quelle morte negli attentati dell'11 settembre. Dunque siamo al paradosso. Mentre i soprusi inflitti a una ventina di terroristi per evitare nuovi attentati indignano il mondo, la morte di migliaia di persone per mano della violenza islamista diventa banalità quotidiana, accettata con rassegnata noncuranza.

In America, intanto, fanno discutere anche le «verità» esibite nel rapporto sulle torture. Nonostante un Obama sotto pressione abbia confermato fiducia all'attuale numero uno della Cia John Brennan (che ha criticato i «metodi ripugnanti di qualche agente») gli ex direttori della Cia George J. Tenet, Porter J. Goss, e Michael V. Hyden assieme ai vicedirettori John E. MacLaughlin, Albert M. Calland e Stephen R. Kappes parlano, in una lettera al Wall Street Journal , di «attacco fazioso infarcito di errori di fatto e interpretazioni».

Stando agli ex capi dell'Agenzia di Langley i senatori democratici hanno non solo realizzato un documento dalle chiare finalità politiche per colpire l'amministrazione Bush e il partito repubblicano, ma si sono anche appropriati di «verità» su cui la Cia aveva già ampiamente riferito. «Non è vero che il Congresso è stato tenuto all'oscuro dei dettagli del programma: al contrario - accusano - i vertici della Cia hanno tenuto almeno 30 relazioni di fronte ai legislatori». E solo grazie a quegli interrogatori - sostengono gli ex capi Cia - gli Usa hanno potuto smantellare Al Qaida e sventare molti attentati.

Altri dubbi li solleva il New York Times , rivelando come l'Amministrazione Obama mantenga il segreto sugli atti di un'indagine realizzata tra il 2008 e il 2012 del procuratore federale John Durham. L'indagine - basata sugli stessi documenti utilizzati per redigere il rapporto sulle torture - si concluse senza alcun rinvio a giudizio. Lo sconcertante dato sulle uccisioni messe a segno in soli 30 giorni dal terrore islamista è frutto, invece, di una ricerca realizzata dalla Bbc inglese e del King's College di Londra.

La ricerca basata sullo studio di 664 attacchi è un drammatico indicatore non solo dell'intensità e dei costi umani, ma anche della dimensione e della distribuzione geografica di una violenza di cui spesso non cogliamo l'estensione. Il dato più agghiacciante emerge dalle medie statistiche. I 168 cadaveri quotidiani conseguenza dei 664 attacchi di novembre sono poco meno dei 177 cadaveri raccolti dopo la strage dei treni di Madrid nel 2004. All'atto pratico è come se a novembre il terrore islamista avesse messo a segno ogni giorno un attentato simile al più efferato massacro realizzato in Europa.

Noi però stentiamo ad accorgercene e a realizzare gli adeguati confronti. Anche perché Iraq, Nigeria, Afghanistan, Siria, Yemen e Somalia, le sei sfortunate nazioni in cima alla lista per numero di attentati, sono Paesi dove consideriamo normale e fisiologico un elevato livello di violenza quotidiana.

Il fatto che la maggioranza delle morti sia la conseguenza di 650 attentati suicidi, quasi 22 kamikaze quotidiani, dovrebbe farci realizzare, invece, la terribile escalation di un terrorismo dato per sconfitto subito dopo l'eliminazione di Bin Laden.

In meno di quattro anni la piovra è invece riuscita a rigenerarsi e dare vita a uno Stato Islamico responsabile del 44 per cento degli attacchi costati più di cinquemila vite umane in soli trenta giorni.

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