Politica

Merkel e la spina italiana: «Impossibile con Roma un'intesa sui migranti»

La Cancelliera, in piena crisi politica: «Conte pretende una riduzione di arrivi in patria»

Gaia Cesare

Alla fine l'Italia si rivela la spina nel fianco più dolorosa per Angela Merkel. Sotto il fuoco amico degli alleati cristiano-sociali (Csu) di Baviera in patria, al redde rationem con il suo ministro dell'Interno Horst Seehofer, l'uomo del pungo duro sull'immigrazione e leader della Csu che potrebbe portare alla caduta del governo di Berlino o alla fine della storica Unione Cdu-Csu, Frau Merkel è costretta a giustificare il mancato accordo con il nostro Paese sull'immigrazione secondaria, cioè sui migranti approdati nei Paesi di sbarco come il nostro ma che poi puntano alla Germania, bussando alle sue frontiere.

«Un'intesa con l'Italia non era possibile» spiega con rammarico la Cancelliera in un'intervista rilasciata alla tv pubblica Zdf nel grande giorno in cui i vertici dei due partiti al potere, la Cdu a Berlino e la Csu a Monaco, si riuniscono per valutare gli esiti del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. L'ala destra dell'esecutivo tedesco (Csu) boccia l'operato del capo di governo rimettendo in discussione la sopravvivenza stessa della Grande Coalizione a tre che governa la Germania con i socialdemocratici. Ma soprattutto rilanciando l'opzione di rendere esecutivi i respingimenti alle frontiere, che vorrebbe dire la fine della Convenzione di Schengen basata sulla libera circolazione delle persone e in qualche modo anche il progetto europeo per come lo abbiamo conosciuto finora.

Uno dei nodi che Merkel non può certo vantare di aver sciolto è proprio quello con l'Italia. Mentre la Cancelliera può sventolare due importanti accordi bilaterali conclusi a Bruxelles con gli altri Paesi di primo approdo come Grecia e Spagna, che hanno assunto l'impegno di riprendersi i migranti registrati nel loro territorio, a Frau Kanzlerin manca l'asso nella manica, un'intesa col governo di Roma. «L'Italia vuole prima ottenere una riduzione dei migranti che arrivano sul suo territorio» è la giustificazione obbligata di Merkel. Che ha spiegato così l'ostilità italiana al vertice di Bruxelles: «Il premier Conte ha detto che hanno l'impressione di essere stati a lungo piantati in asso».

A nulla sembra essere servita la lettera agli alleati, inviata alla vigilia dei due vertici di partito, in cui la Cancelliera ha annunciato intese bilaterali con altri 14 Paesi europei, oltre a Spagna e Grecia, sulla questione dei migranti secondari e in cui ha sfoderato l'ipotesi di creare «centri di ancoraggio» (Anker) alla frontiera, dove valutare le richieste di asilo o tenere chi ha visto respinta la propria domanda, evitando l'ingresso in Germania. Il bicchiere resta mezzo vuoto per la Csu bavarese. Non solo perché tre delle nazioni citate nel documento i Paesi del gruppo Visegrad, Ungheria, Polonia e Repubblica ceca (esclusa la Slovacchia) hanno smentito la leader tedesca, che poi ha dovuto precisare: «Non abbiamo stipulato accordi», c'è stato uno scambio «a livello politico». L'impegno di Frau Merkel non basta perché in quella lista manca l'Italia, Paese da cui arriva il più alto numero di migranti che punta alla Germania. Circa 40mila sono sbarcati in Europa da inizio anno e in Italia, pur essendo lontani dal record del 2015, si registrano più approdi in assoluto: 16mila contro i 12mila di Grecia e Spagna.

Proprio nel week-end scadeva l'ultimatum del ministro Seehofer alla Cancelliera perché trovasse una soluzione europea alla crisi. Pena i respingimenti alla frontiera, che vorrebbe dire chiusura dei confini con l'Austria, appena diventata presidente di turno della Ue. Non è un caso che anche il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz abbia fatto sapere che se Berlino si muoverà in questo modo, anche Vienna chiuderebbe le proprie frontiere, a Nord ma soprattutto a Sud, al confine con l'Italia. L'Unione europea vacilla.

L'Italia resta l'ombelico della sua peggiore crisi.

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