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Merkel, Schulz e l'alleanza dei battuti

Compromesso obbligato per il governo. Rischi per il controllo della spesa pubblica

Merkel, Schulz e l'alleanza dei battuti

Berlino - Bocciata sonoramente dagli elettori il 24 settembre, la grosse Koalition si riaffaccia all'orizzonte politico in Germania. Mercoledì la cancelleria Angela Merkel, il suo alleato cristiano-sociale bavarese (Csu) Horst Seehofer e l'appena rieletto presidente dei socialdemocratici Martin Schulz si incontreranno per verificare la possibilità di dare vita a un nuovo governo: una replica del vertice di quattro anni fa con Schulz al posto dell'ex leader Spd Sigmar Gabriel, ma la differenza è di poco rilievo. A essere cambiata drasticamente è invece la credibilità dei protagonisti della pièce: Merkel, Seehofer e Schulz guidano i tre partiti usciti nel modo peggiore dalla urne. All'interno della Cdu l'insofferenza per Merkel è al massimo: dopo l'insolenza di un ministro cristiano sociale che in Europa ha votato sul glifosato l'esatto contrario di quanto indicato a Berlino, Merkel ha dovuto sciropparsi l'altolà del consiglio economico del suo partito che le ha chiesto di non lavorare a una nuova «GroKo». Nella legislatura passata, le ha ricordato Wolfgang Steiger dalla segreteria della Cdu, «la Spd ci ha imposto obiettivi per noi difficili da digerire», fra i quali il reddito minimo legale e le pensioni a 63 anni per alcune categorie di lavoratori. Consigli che Merkel ignorerà: fallito il progetto di alleanza con Verdi e Liberali, l'abbraccio con i socialdemocratici è l'ultima spiaggia.

Se Angela piange, l'alleato cristiano-sociale non ride: la Csu ha appena imposto a Seehofer di lasciare a breve la poltrona di primo ministro della Baviera per fare spazio al più giovane Markus Soder. A Seehofer non resta dunque che occuparsi di questioni federali: una punizione imposta all'uomo che fra il 2015 e il 2016 non ha saputo dire no all'ingresso nel Paese di un milione di profughi mediorientali. Le cose vanno male anche a Schulz: dopo aver predicato per mesi il ritorno all'opposizione, l'ex presidente dell'Europarlamento è giunto a più miti consigli dopo che il capo dello Stato e compagno di partito Frank-Walter Steinmeier gli ha spiegato che la Germania non può permettersi un ritorno alle urne, pena la perdita di prestigio a livello internazionale.

Schulz ha dunque fatto inversione a U e parlando di «responsabilità» ha convinto il partito a seguirlo sulla strada del nuovo abbraccio con Merkel. Un obiettivo centrato senza troppa fatica: la dirigenza Spd ha perso la bussola, i sondaggi vanno malissimo e il ritorno al governo sembra l'unica salvezza. A contestarlo al congresso che lo ha appena rieletto con l'81% dei voti (ma pochi mesi fa aveva raccolto il 100%), solo i giovani socialdemocratici che non vogliono lasciare ai populisti di AfD il ruolo istituzionale di primo partito dell'opposizione.

Una riedizione dell'alleanza Cdu-Spd non piace poi agli orfani dell'ex ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Secondo l'istituto Ifo di Monaco, di minoranza o di grande coalizione il prossimo governo aprirà comunque i cordoni della borsa riempita negli anni dall'uomo ossessionato dal rigore dei conti. E mentre AfD gongola immaginando scenari austriaci con la destra sempre più forte, gli industriali temono il possibile ritorno al governo dei socialdemocratici. Per salvare la cancelliera dalla rovina, oggi la Spd chiede una riforma radicale della sanità e delle pensioni i cui effetti potrebbero far salire il costo del lavoro.

Se Merkel riuscirà a imporre al Paese una nuova GroKo, lo farà a discapito della propria popolarità in seno al campo moderato.

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