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Il Messico s'arrende ai narcos: liberato il figlio del "Chapo"

Decine di sicari e guerra all'esercito per Ovido Guzman Il presidente Obrador: «Rilasciato per evitare un massacro»

Il Messico s'arrende ai narcos: liberato il figlio del "Chapo"

Uno scenario di guerra in pieno giorno. Kalashnikov che sparavano da tutte le parti, autobus in fiamme, decine di feriti e un numero di morti in continuo aggiornamento. Culiacán, 800 mila abitanti, capitale dello stato di Sinaloa, ha mostrato al mondo che qui comanda ancora El Chapo, a capo dell'omonimo cartello ed oggi ergastolano negli Usa. A scatenare in poche ore la guerra è stato infatti l'arresto di uno dei suoi 10 figli ufficiali (quelli dei 3 matrimoni ma in tutto sono tra 18 e 23 a seconda delle fonti), il 28enne Ovidio Guzmán López, detto «El Ratón», «il topo» in italiano. Appena diffusasi la notizia da tutto lo stato di Sinaloa ha cominciato a confluire su Culiacán un esercito di killer. L'ordine: liberare il figlio del boss. Una trentina di militari della Guardia Nazionale lo avevano trovato durante un controllo in una casa. Dieci ore di battaglia anche in altri punti della città che hanno scatenato il panico tra la popolazione e numerosi posti di blocco dei sicari per accerchiare i militari. «La città è paralizzata-ha raccontato Ricardo González, dipendente statale-ci siamo barricati in casa terrorizzati». Intanto il governatore di Sinaloa, Quirino Ordaz López, dava ordine di chiudere le scuole mentre, su richiesta dei terrorizzati calciatori, veniva sospeso il match di serie B tra i Dorados di Sinaloa-squadra già allenata da Maradona-e l'Atlante di Cancún. Un Far West cui hanno fatto da contraltare le imbarazzanti dichiarazioni di Alfonso Durazo, ministro della Sicurezza: «Con l'obiettivo di salvaguardare la tranquillità della città abbiamo deciso di sospendere queste azioni (l'arresto, ndr)». Alla fine come dichiarato da uno degli avvocati della famiglia del Chapo, José Luis González Meza, «Ovidio sta bene ed è libero». Lui e suo fratello Alfredo da quando El Chapo è stato estradato negli Stati Uniti nel 2017 hanno preso il comando di una parte del cartello di Sinaloa che oggi ha in Ismael «El Mayo» Zambada- da sempre ricercato ma mai catturato-la vera mente dell'organizzazione criminale.

Ovidio ha sempre mantenuto un profilo basso, memore della guerra scoppiata all'interno del cartello nel 2016, con l'arresto del padre e poi disattivata con l'incarcerazione di due leader in lotta per raccoglierne l'eredità, Dámaso López Núñez e suo figlio, alias «Los Licenciados», «i laureati» in italiano. Poi c'è la guerra per il controllo del mercato delle droghe con il feroce Cartello di Jalisco Nueva Generación (CJNG) che nel 2016 attentò alla vita di Ovidio e suo fratello Alfredo in un ristorante di Puerto Vallarta. Adesso, con la sua liberazione ottenuta con una così sfacciata dimostrazione di forza, ancora una volta a vincere sullo Stato sono stati i narcos. Sconcertanti i proclami del presidente filochavista Andrés Manuel López Obrador, per tutti AMLO, che appena eletto parlava addirittura di un accordo di pace con i cartelli sul modello di quello colombiano con le Farc e che ieri ha detto di «appoggiare la liberazione del figlio del Chapo» perché «la cattura di un delinquente non vale più della vita dei cittadini». A proposito di vite, qualche giorno fa nello Stato di Michoacán, nel Messico occidentale, 14 poliziotti sono stati uccisi in un'imboscata del CJNG mentre, pochi giorni dopo, una quindicina di persone sono morte nello stato di Guerrero. Una guerra riesplosa con ferocia come rivelano anche i dati ufficiali e un de profundis del piano di sicurezza implementato da AMLO. Il 2019 ha visto infatti un aumento del 3.5% degli omicidi legati al narcotraffico e solo tra gennaio e agosto sono state ammazzate oltre 23 mila persone, un record storico. Questo nonostante da gennaio il presidente abbia dispiegato l'esercito e la Guardia Nacional nelle strade del Messico e avesse assicurato: «la guerra è finita» aggiungendo, compiaciuto, «non arrestiamo i boss perché non è la nostra funzione principale».

Ovidio ringrazia commosso.

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