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Al Met di New York in scena le ragioni dei killer palestinesi

Proteste per lo show comprensivo con i terroristi dell'Achille Lauro

Al Met di New York in scena le ragioni dei killer palestinesi

Corriamo ai botteghini: fra qualche tempo all'Opera di Roma si rappresenterà il dramma umano dei tagliateste dell'Isis; a Parigi verrà presentato il punto di vista del Ku Klux Klan sulla morte di Martin Luther King, a Londra l'assassinio di John Kennedy secondo Lee Harvey Oswald. Paradossi, ma è proprio la logica dello spettacolo messo in scena ieri al prestigioso Metropolitan di New York: La morte di Klinghoffer dal punto di vista degli assassini palestinesi. In Italia questo nome ricorda l'episodio terribile che finì nella vicenda di Sigonella: l'Achille Lauro, nave da crociera, fu sequestrata da un gruppo di 14 terroristi palestinisi per ordine di Arafat. Era il tempo del terrorismo dell'Olp: nel '70 quattro aerei sequestrati, nel '72 gli atleti di Monaco uccisi, nel '74 a Maalot 22 bambini, nell'82 a Roma l'attacco alla Sinagoga in cui fu ucciso Stefano Tachè. Nell'85 i palestinesi fecero il colpo grosso. I sequestrati della «Lauro» furono costretti a restare lunghe ore sul ponte, incluso un signore di 69 anni in sedia a rotelle e con difficoltà di parola in viaggio con la moglie Marilyn per festeggiare il loro anniversario. Divenne la vittima predestinata: era ebreo e americano. La moglie, malata di cancro, fu costretta ad assistere al peggiore di tutti gli incubi: i terroristi spararono a Klinghoffer e lo buttarono in mare con la sedia a rotelle. Cosa può esserci di più evidente da un punto di vista morale? Ma un musicista di fama, John Adams, ha deciso di scrivere un'opera in cui si spiegano le ragioni di chi ha ammazzato come un cane un anziano disabile.

Nello spettacolo il «coro dei palestinesi esiliati» canta: «Voi ebrei vi lamentate sempre della vostra sofferenza, ma quando i poveri si uniscono, vedono intorno solo ebrei grassi. Voi sapete bene come ingannare il semplice, sfruttare la vergine, avvelenare le acque dopo che le avete usate, diffamare quelli che avete ingannato (...)Ma la nostra fede saprà raccogliere le pietre che avete spezzato e rompervi i denti». Bisogna sentire la musica per capire l'enfasi del discorso che il Met ha proposto ieri. Il coro principale è una specie di Gotterdammerung , una via di mezzo fra Wagner e una frenetica fuga «bachiana» portata alle sue estreme conseguenze. Il raffinatissimo direttore del Met, Peter Gelb, naturalmente sostiene la sua scelta in nome della libertà di espressione ma fra consentire la libertà di espressione e produrre l'opera con molto denaro c'è una bella differenza. Ma non tutti hanno accettato passivamente la solita tesi giustificatoria.

Davanti al Met ieri sera si è sfilato un corteo con a capo l'ex sindaco Rudy Giuliani, una processione di persone disabili e le figlie di Klinghoffer: «L'opera razionalizza, romaticizza, legittima l'assassinio di nostro padre».

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