Politica

"La mia legge funziona. Ma finora i magistrati non l'hanno applicata"

L'ex Guardasigilli Castelli sulla legittima difesa

"La mia legge funziona. Ma finora i magistrati non l'hanno applicata"

«La legittima difesa esiste già, il problema è che molti magistrati fanno di tutto per non applicarla» racconta Roberto Castelli, che da ministro della Giustizia del governo Berlusconi riuscì a modificare l'articolo 52 del Codice penale. «Prima si veniva condannati quasi sempre perché la legge diceva che la difesa era legittima solo se proporzionata all'offesa, norma interpretata dai giudici sempre a sfavore della vittima».

Poi però l'avete cambiata.

«Nel 2006 abbiamo aggiunto un comma che introduce un principio chiarissimo. Dice che se una persona viene assalita nella sua abitazione o nel luogo dove esercita la sua attività commerciale, professionale o imprenditoriale, la difesa si considera sempre proporzionata. Quale è la ratio? Che se mi ritrovo un rapinatore in casa o nel negozio, mica posso chiedergli se ha una pistola o è disarmato prima di decidere cosa fare. Una persona normale non è un marine, in quella situazione agisce in uno stato di choc. Quindi se ho un'arma legalmente detenuta, in base alla nostra legge, sono autorizzato a rispondere all'aggressione e sparare».

Allora perché le vittime finiscono accusate di omicidio come se non esistesse la legittima difesa?

«L'indagine penale si avvia sempre, poi però bisogna vedere come va a finire. E grazie a quel nostro comma molte vittime sono state assolte. Però quella norma fu frutto di compromessi, perché la sinistra e una parte della magistratura ci attaccarono, dicevano Castelli vuole il Far West, la licenza di uccidere!. E allora si inserì questa frasetta: la difesa è legittima quando non vi è desistenza e vi è pericolo d'aggressione. Cioè se sparo ad un ladro che sta scappando, oppure se non rischio di essere aggredito, per la legge la mia reazione non è più legittima. Il senso della norma è evidente, ma purtroppo i magistrati di un certo orientamento hanno usato quella frase per accusare le vittime».

Perché certi giudici sembrano difendere più gli aggressori che le vittime?

«Siamo ancora schiavi della cultura del 68, molte persone in posti apicali, compresa la magistratura, hanno le radici in quella cultura. E quali erano le parole d'ordine del 68? La proprietà è un furto, le colpe non sono dell'individuo ma della società. E quindi, tra il proprietario e il ladro che poverino delinque per colpa della società, il magistrato di sinistra a chi darà ragione secondo lei?».

Bisogna inasprire la legge sulla legittima difesa?

«Se dovessi cambiarla, alla luce di come è stata interpretata nei tribunali, eliminerei la frasetta sulla desistenza, non perché non abbia un senso ma perché poi viene distorta dai giudici. Però bisogna stare molto attenti. La Lega ha portato una proposta di modifica in commissione e il Pd ha fatto passare un emendamento per cui la legittima difesa vale solo se è accertato uno stato di alterazione emotiva.

In altre parole, addio legittima difesa».

Commenti