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Migrante disabile finisce in galera. E per la Cassazione non può essere espulso

Lo straniero finisce in carcere, il giudice lo condanna all'espulsione. Ma la Cassazione si oppone: "Al suo Paese non sarebbe assistito"

Migrante disabile finisce in galera. E per la Cassazione non può essere espulso

La prima sezione penale della Cassazione si oppone all'espulsione dello straniero gravemente disabile. Anche se questo è stato condannato ed è finito in corso. Accogliendo il ricorso di un immigrato detenuto in Italia per il quale il tribunale di sorveglianza di Perugia aveva applicato, come sanzione alternativa alla detenzione, l'espulsione dal nostro Paese, gli ermellini hanno fatto prevalere il diritto alla salute considerandolo "inviolabile".

Lo straniero, che ha fatto appello alla Cassazione, è un invalido al cento per cento. Da quando gli hanno amputato una gamba e si è visto costretto a utilizzare una protesi o una carrozzina, beneficia di un assegno Inps. Nel suo ricorso ha fatto presente che il suo paese d'origine, dove dice di non avere legami familiari, non ha una normativa assistenziale per le persone disabili. "Anzi - ha detto - è abituato a discriminarle". La Suprema Corte, con una sentenza depositata oggi, non ha condiviso le conclusioni del giudice di sorveglianza secondo cui "la disabilità non rientra tra le condizioni che il legislatore ha posto a fondamento del divieto di espulsione".

Nella loro sentenza i giudici di Palazzaccio hanno scritto che la normativa deve essere letta "in una prospettiva costituzionalmente orientata, alla luce dei principi affermati in materia dalla Corte Edu e dalla Corte costituzionale". E si rifanno a una pronuncia del 2001 che ha sancito "in relazione al diritto alla salute come la normativa sugli stranieri non esclude, ed anzi impone - si legge nella sentenza depositata oggi - che il provvedimento di espulsione pronunciato nei confronti di persona irregolarmente soggiornante nello Stato non possa essere eseguito quando dall'esecuzione derivi un irreparabile pregiudizio per la salute dell'individuo". Per la Cassazione è, quindi, sbagliato presupporre che "il diritto inviolabile alla salute dello straniero irregolarmente presente sul territorio nazionale potrebbe essere tutelato solo attraverso l'espressa previsione di uno specifico divieto di espulsione".

A questo punto il tribunale di sorveglianza dovrà riesaminare il ricorso dello straniero detenuto. I giudici della Suprema Corte gli hanno scritto che non si può affermare aprioristicamente, "invocando la tassatività dei presupposti", che "il provvedimento di espulsione non leda quel 'nucleo irriducibile' del diritto alla salute garantito dall'articolo 32 della Costituzione, né incorra in violazione dei fondamentali diritti riconosciuti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo".

E chiedono espressamente che la valutazione del giudice avvenga "caso per caso".

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