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Migranti, 150 su 500 abitanti il record che soffoca Tabiano

Nella frazione delle terme gli hotel ospitano sempre più stranieri. Gli altri albergatori: «I clienti sono sfiduciati»

«Q ui al buon samaritano non crediamo più: è solo business al ribasso». Benvenuti a Tabiano Bagni, «La città del respiro», che, però, ha il fiato corto. E il timore di trasformarsi in una nuova Goro: 580 abitanti, 150 migranti, stipati in tre hotel della frazione termale di Salsomaggiore dove, allargando un poco il campo, su un nucleo di 16mila persone, ci sono altri 65 migranti in hotel e 40 in una onlus. Non proprio un'ospitalità «diffusa», a dispetto dei proclami del governo. Soprattutto ora che altri 4 alberghi di Salsomaggiore avrebbero chiesto di partecipare ai bandi per ospitare altri migranti.

A placare gli umori non bastano le acque sulfuree o salso bromio iodiche di Salsomaggiore. Prime in Italia, seconde in Europa, ma in caduta libera dalla fine dell'«età dell'oro» e del termalismo di massa: schiacciate da circa 40 milioni di debito, sono ora avviate, in concordato preventivo, ad una tortuosa privatizzazione, dopo aver suddiviso alberghi terme e casa di cura in tre asset. Ieri sera se n'è parlato in Consiglio comunale anche perché telecamere e taccuini sono sempre più spesso in città per capire come si regga questo «strano» modello Tabiano che, nell'accoglienza, sfora tutti i parametri. Anche di convivenza.

Perché, appunto, il buon samaritano non c'entra, semmai contano quelle 34 euro lorde a persona che, da tre anni, hanno ingolosito tre albergatori che, con storie diverse alle spalle, erano sull'orlo della chiusura. Sarebbero finiti forse come altri hotel, le cui carcasse ti danno il benvenuto su via Fidenza come in una qualunque periferia ex jugoslava, mentre dall'alto il castello e le colline matildiche sembrano lontane nel vento. Non siamo razzisti, qui non è mai successo nulla di male si affrettano a ripetere i residenti ma ora la situazione è pesante. Lo confermano i dati sulla criminalità: tutto nella media nazionale con qualche episodio più grave legato ad una comunità di recupero che con i migranti non ha a che fare. A Tabiano, però, accanto ai tre hotel «immigrants friendly» sono altre 20 strutture che tentano di rilanciare il turismo termale: «I clienti sono sfiduciati», spiega Ruggero Sartori, dall'ultimo 4 stelle in città: «Il nostro target è di mamme con bimbi o anziani che vengono per 12 giorni di relax, magari da grandi città: qui trovano gli stessi problemi di convivenza!». Africani, afgani e pakistani, tutti uomini e giovanissimi. Fino a poco prima di mezzogiorno il paese è quasi deserto poi tutti in coda in pasticceria: gli occidentali per la celebre focaccia di Tabiano, i migranti per ricaricare il cellulare. Nel week end, c'è la partita di cricket, «Per noi uno spettacolo gratis!», ironizza un uomo in bici. Altrimenti sosta eterna sulla panchine, il cappuccio in testa, gli auricolari per parlare con un mondo lontano, poi via in bici e in treno. Per le città più grandi. A fare che cosa?, si domandano in paese, dato che «salutano, sorridono, ma la maggior parte non si esprime in italiano». La sera avrebbero una sorta di coprifuoco. Ma il timore serpeggia: fra le mamme per i figli adolescenti, fra gli anziani ora che arriva l'inverno. «Almeno lavorassero», sussurra qualcuno. Ma la convenzione non lo prevede. Grazie ad un'estensione assicurativa del Comune, questa estate un gruppetto di ragazzi ha ripulito il parco. Poi più nulla.

La disperazione è cattiva compagna: due anni fa un gruppo di migranti protestò perché non riceveva dall'albergatore quel «pocket money». «Questa non è più solo un'emergenza, ma un disagio strutturale - spiega Filippo Fritelli, sindaco di Salsomaggiore e presidente della Provincia di Parma - Serve una regia pubblica». Lui un piano al prefetto l'ha appena ripresentato: «Spalmiamo gli immigrati sugli 11 Comuni del distretto socio sanitario». Basta approfittare del fatto che, fra Tabiano e Salsomaggiore, ci siano strutture strette dalla crisi. «Finché il sistema prevede bandi fra Prefettura e privati, il Comune ha le mani legate», aggiunge Fritelli. Con un ulteriore problema: «Che le istituzioni non riescono ad informare la popolazione». Vedi Goro e dintorni. Qui fino a sette anni fa arrivavano le Miss.

Ora se ne sono andate anche loro.

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