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Migranti, l'Italia attacca la "dittatura tedesca"

Il premier Renzi: "L'Europa non può vivere sotto la guida di un solo Paese"

Migranti, l'Italia attacca la "dittatura tedesca"

Gli atteggiamenti di insofferenza di Renzi nei confronti della Merkel mettono quasi in secondo piano le decisioni del vertice Ue dedicato all'immigrazione. Al premier non va giù la procedura di infrazione contro l'Italia per la mancata registrazione dei migranti. Quando accadde alla Germania, la cancelliera Merkel sacrificò la burocrazia sull'altare della solidarietà, «ma quello che vale per la Germania sembra non valere per l'Italia». E dal prevertice Pse lancia una nuova stoccata: «L'Unione europea non può vivere sotto la guida di un solo Paese, la Germania».

A pagare per tutti potrebbe essere l'ambasciatore a Bruxelles Stefano Sannino (nominato da un inorridito Enrico Letta), colpevole di un atteggiamento troppo morbido negli ambienti comunitari. Al suo posto Renzi potrebbe inviare l'attuale ambasciatore a Mosca Cesare Maria Ragaglini.Tornando al vertice, a tenere banco è l'urgenza di un controllo più capillare delle frontiere. La proposta di un corpo europeo di guardie frontaliere e di polizia addetta al pattugliamento delle coste, anche per difendere lo spazio di libera circolazione Schengen, verrà negoziata nei prossimi mesi e trova consensi. Per Angela Merkel «bisogna fare in fretta», e il presidente francese Hollande parla di «proteggere le frontiere» e di «mantenere la parola sul ricollocamento dei profughi». Per Renzi i segnali dell'Ue sono timidi. «Sugli immigrati l'Italia ha fatto molto, non l'Europa. È stato ricollocato meno dell'1% del numero di persone da risistemare dall'Italia verso altri Stati membri».

In gioco c'è il riposizionamento di 160mila profughi arrivati nel sud Europa negli ultimi mesi. Il pacchetto di misure presentato ieri dalla Commissione europea, e discusso in nottata, transita dalla nuova agenzia che sostituirà Frontex e che avrà il potere di attivare le guardie di frontiera in caso di un'emergenza che il paese coinvolto non sarà in grado di gestire. Provvedimento necessario alla luce di quanto accaduto a Parigi, dove i terroristi ebbero tutto il tempo nella notte tra il 13 e 14 novembre di rientrare in Belgio senza essere controllati.Il timore di una cessione di sovranità da parte di alcuni paesi non sembra spaventare il presidente del Consiglio europeo Tusk che ha ricordato come non ci siano «alternative a una più efficace protezione delle frontiere». L'altro tema affrontato riguarda Brexit, ovvero la possibile uscita della Gran Bretagna dalle politiche dell'Ue, con un passo indietro su accordi e trattati in mancanza di riforme per la competitività. Una soluzione che tutti vogliono scongiurare e sotto questo aspetto potrebbe risultare decisiva proprio la mediazione della Merkel che ieri ha parlato di «soluzioni al vaglio per trovare un compromesso. La Germania è pronta a farlo.

Vogliamo vedere la Gran Bretagna che resta nella Ue». Lo scoglio da superare resta quello del welfare per i migranti. Londra chiede che sia stabilito un minimo di permanenza di quatto anni nel paese in cui giungono prima che possano godere dei benefici dello stato sociale. Cameron ai cronisti spiega di volersi «battere duramente per raggiungere un buon accordo», anche in vista del referendum del 2017, quando i britannici saranno chiamati a decidere per la «disconnessione» dai 28 Stati membri. Tusk è convinto che l'accordo si farà, ma dilata i tempi e mette in agenda una soluzione non prima del nuovo vertice di febbraio.

Ipotesi condivisa dal capo della Commissione europea Juncker e dal presidente del Parlamento Schulz.

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