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Migranti, ora Salvini sfida i pm: "Mi indagano? I porti restano chiusi"

L'ong Mediterranea denuncia tutto il governo. Ma il vicepremier leghista non arretra: "Possono aprire enciclopedie a mio carico, io non cambio"

Migranti, ora Salvini sfida i pm: "Mi indagano? I porti restano chiusi"

Quando gli fanno sapere che la procura di Agrigento potrebbe aprire un fascicolo, Matteo Salvini resta impassibile e difende il proprio operato. "Possono aprire delle enciclopedie a mio carico, ma io non cambio assolutamente atteggiamento", mette in chiaro. "I porti sono e rimangono chiusi e inibiti al traffico indesiderato". I numeri sul fronte sbarchi gli danno ragione. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il Viminale ha infatti registrato una riduzione del 93% di arrivi dal mare. "E noi andremo avanti così", taglia corto il vicepremier leghista.

In mattinata la nave "Alan Kurdi" della Sea Eye ha fatto rotta verso Malta dopo che le famiglie si sono rifiutate di separarsi per far sbarcare solo i bambini e le madri, come richiesto dalle autorità italiane. E, mentre la ong tedesca accusa il governo italiano di "non aver rispettato gli obblighi di protezione delle famiglie per strumentalizzazione politica", Salvini incassa il dietrofront dell'imbarcazione, che era arrivata a un passo da Lampedusa, come una "vittoria storica". "Volere è potere, prima gli italiani", commenta con soddisfazione il leader leghista che nei giorni scorsi ha emesso delle direttive che "inibiscono l'ingresso in acque territoriali a navi non gradite, potenzialmente pericolose per la nostra sicurezza nazionale" (leggi il documento). "Vuol dire che l'Italia difende i suoi confini - rincara in diretta Facebook - decidiamo noi chi entra e chi esce in casa nostra. Mi sembra che abbiamo il diritto di farlo".

A impensierire Salvini ora è la situazione in Libia che si sta facendo sempre più incandescente. "La stiamo seguendo ora per ora perchè l'ultima cosa di cui c'è bisogno è una soluzione armata- spiega - è un conflitto che va risolto con il dialogo". Proprio ieri, a Parigi, il vicepremier leghista ha chiesto agli alleati del G7 di gettare acqua e non benzina sul fuoco. "Perché - continua - non vorrei che qualcuno per interessi economici o commerciali spingesse per una soluzione militare che sarebbe assolutamente controproducente". Sul fronte del possibile aumento degli sbarchi, il titolare del Viminale dice di non essere "preoccupato".

"Mi sembra che ormai si sia capito, anche nel resto del mondo, che in Italia non si arriva".

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