Cronaca locale

Milano, psicosi aria tossica: ora è corsa alle mascherine

Aria irrespirabile in città a tre giorni dall'incendio. Il Comune: "Niente pericoli, ma chiudete le finestre"

Milano, psicosi aria tossica: ora è corsa alle mascherine

Milano - Alla terza giornata di fiamme e fumo a Milano l'aria si è fatta pesante. Irrespirabile in alcune zone a causa dell'odore acre e della nube densa che si è materializzata sopra i tetti dopo l'incendio divampato domenica sera in un deposito di rifiuti nella prima periferia a nord della metropoli. Le finestre rimangono il più possibile chiuse, le autorità sanitarie consigliano di non sostare troppo all'aperto. E molti cittadini sono corsi in farmacia per comprare le mascherine per naso e bocca.

Il rogo, molto probabilmente doloso e su cui indaga la Procura, non è ancora completamente spento nonostante il lavoro ininterrotto dei vigili del fuoco. A bruciare è stato un capannone di via Chiasserini, tra Bovisasca e Quarto Oggiaro, dove però l'azienda Ipb Italia non era autorizzata a stipare rifiuti. Sono andati distrutti 16mila metri cubi di scarti, per lo più plastica, gommapiuma, carta. Il fumo ancora ieri invadeva la città. La colpa è del meteo. Il vento debole di questi giorni non è riuscito a disperdere la nube, però l'ha sparsa su diversi quartieri. Un odore simile a quello di plastica bruciata si sentiva fino in centro. Numerose persone hanno avvertito irritazione agli occhi. Tuttavia l'Arpa, Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, ha ribadito che non è stata rilevata la presenza anomala di sostanze tossiche nell'aria. Dietro il grave episodio, l'ombra dei traffici illeciti di rifiuti, su cui ora indaga la Dda. «Milano - dichiara l'assessore comunale all'Ambiente Marco Granelli - non può permettere di essere trattata così da criminali, i responsabili devono pagare fino in fondo e il Comune si batterà fino alla fine. Intanto abbiamo dato una forte accelerata. Vigili del fuoco e Comune hanno potuto iniziare le operazioni di smassamento dei rifiuti: cioè i rifiuti parzialmente bruciati vengono spostati togliendo così l'alimentazione al fuoco. Prima si spegne l'incendio, minori saranno i giorni di esposizione ai fumi. E questo è fondamentale per la salute». Ancora: nell'aria «non c'è benzene e non ci sono inquinanti. Sappiamo però che quando brucia la plastica, si produce diossina. Quindi meno tempo di esposizione c'è e meglio è per tutti». Oggi in via Chiasserini si riunirà una task force formata dagli enti in campo. Ci saranno gli assessori regionale e comunale all'Ambiente, Granelli e Raffaele Cattaneo, il vicesindaco Anna Scavuzzo e i rappresentanti di Arpa, Vigili del fuoco, Ats e Protezione civile.

Ieri a Cornaredo, poco fuori città, i carabinieri del Noe hanno scoperto un sito di stoccaggio abusivo. I militari sono stati allertati dai cittadini dopo un via vai sospetto di camion. Sono stati trovati 1.200 metri cubi di rifiuti speciali stipati illegalmente nella discarica improvvisata. C'erano soprattutto materie plastiche. La probabile attività fuorilegge di gestione, raccolta e smistamento dell'immondizia è stata segnalata alla Procura. Come i nomi del responsabile tecnico dell'azienda e del proprietario del capannone industriale, due 49enni residenti rispettivamente in provincia di Monza e Brianza e in provincia di Verona.

L'immobile infine è stato sequestrato.

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