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A Milano trovano il modo di indagare Formigoni per 12 anni

A Milano trovano il modo di indagare Formigoni per 12 anni

MilanoStessa vicenda, nuove accuse. E con ogni probabilità, anche nuovi giudici e ancora un po' di tempo per dilatare una storia che procede a passo lento. Una delle diverse inchieste aperte dalla Procura di Milano sull'ex governatore lombardo Roberto Formigoni procede come una corsa ad ostacoli. Ieri, l'ultimo capitolo, quando i pubblici ministeri hanno spiegato nel corso dell'udienza preliminare che i reati contestati - tangenti per l'autorizzazione a realizzare una discarica in provincia di Cremona - si sarebbero verificati non più tra Bergamo e Milano, bensì tra Bergamo e Calcinate (in provincia di Bergamo). E che quindi - mossa arrivata piuttosto in ritardo nell'economia dell'indagine iniziata ormai tre anni fa - hanno chiesto al giudice per le udienze preliminari che gli atti dell'inchiesta vengano trasferiti proprio alla Procura del capoluogo orobico. Il che equivale a dilatare ancora i tempi di un procedimento nel quale si contestano reati che arrivano al 2011, ma che iniziano nel lontano 2002.

Un altro ostacolo, invece, è stato superato ieri. I pubblici ministeri Paolo Filippini e Antonio D'Alessio, rispondendo alle sollecitazioni avanzate dal giudice nell'udienza del luglio scorso, hanno riformulato l'accusa contro l'attuale senatore di Ncd, contestando non più il reato di corruzione ma quello di concussione per induzione. Per il gup, infatti, il capo d'imputazione era «strutturalmente diverso da come emerge dagli atti», e dalle carte dell'accusa non emergevano «gli atti contrari ai doveri d'ufficio» contestati a Formigoni. Ma dal cambio, il «Celeste» non ci ha guadagnato affatto. Se prima rischiava al massimo una pena di cinque anni, ora ne rischia otto.

«Chi ragiona vede che la nuova accusa formulata contro di me è surreale e dimostra con ogni evidenza che la Procura non è in grado di sostenere nessun addebito nei miei confronti», ribatte Formigoni.

«I pm si arrampicano sugli specchi cercando di implicarmi in una donazione che privati cittadini, che non conosco e con cui non ho mai avuto rapporti, hanno effettuato ad una privata fondazione che non conosco e con cui non ho mai avuto rapporti».

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