Politica

Il miliardario Babis trionfa alle elezioni «Né euro né migranti»

Davide Zamberlan

Considerate un tasso di disoccupazione al 5.5% nel 2016 e un Pil che l'anno scorso è cresciuto del 2.6%, l'anno prima del 5.3%, nel 2014 del 2.7%. Chiedete poi alla gente di andare a votare e scegliere da chi vuole essere governata. Bene, il partito di maggioranza uscente non sempre ne esce trionfatore. È quanto è successo ieri in Repubblica Ceca, dove si è conclusa una due giorni elettorale per eleggere il nuovo parlamento. Il miliardario populista Andrej Babis, soprannominato il «Trump ceco», si conferma vincitore e il suo partito ANO porta a casa il 29,7% dei consensi contro l'11,3% del Partito conservatore Democratici Civici. Poco sotto il partito anti immigrati Libertà e Democrazia Diretta dell'uomo d'affari ceco-giapponese Tomio Okamura arrivato al 10,6% rispetto al 6,9 del 2013. I socialdemocratici (Cssd) del primo ministro uscente Bohuslav Sobotka, vincitori delle elezioni di quattro anni fa con il 20,5%, sono crollati al 7,9%. Sembra incredibile, ma è il risultato di una campagna elettorale in cui non hanno prevalso i successi economici della coalizione uscente, composta tra l'altro dallo stesso ANO, ma le paure e la pancia di un Paese che ha dato credito alla storia personale di Babis. E alle sue promesse: frenare l'immigrazione, contrastando il sistema europeo delle quote di accoglienza definito da Bruxelles; ridurre la corruzione; frenare un'ulteriore integrazione europea tra cui l'adozione della moneta unica nel Paese.

Babis e il suo partito di matrice populista sono i primi a spezzare il duopolio politico che ha caratterizzato la Repubblica Ceca negli ultimi 25 anni, con un'alternanza di governi di centrosinistra e di centrodestra.

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