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Miliardi di annunci ma non si è visto un euro

In un anno e mezzo di governo il premier ha promesso di sbloccare 93 miliardi tra spending review scudo fiscale e pensioni: tutte chiacchiere

Miliardi di annunci ma non si è visto un euro

M essico e nuvole, la faccia triste dell'America . No, l'Italia non è il Messico derelitto che cantava Enzo Jannacci, ma la faccia triste del finto americano c'è e ci sono pure le nuvole di fumo delle promesse mancate di Matteo Renzi. Da un anno e mezzo ormai il premier ci abitua ad annunci che difficilmente saranno tradotti in realtà. E quest'estate non fa differenza.

Ieri ha rilanciato di nuovo. A settembre un «masterplan per il Mezzogiorno», magari con i 100 miliardi di investimenti fatti filtrare sull'«amica» Repubblica . «Toglieremo le ecoballe dalla Terra dei Fuochi», ha aggiunto. Per ora le ecoballe restano e le balle pure. Perché ad esempio, a inizio giugno, aveva fatto sapere che tante riforme sarebbero andate in porto prima della pausa estiva. E, invece, eccoci qua ad aspettare la legge elettorale, quella sulle unioni civili, persino quella della Rai (il nuovo Cda è stato nominato con la legge Gasparri). A parte pubblica amministrazione e scuola - che comunque necessitano di parecchi decreti attuativi - nulla è stato portato veramente a casa. Ma l'ex sindaco di Firenze aveva già spostato l'asticella oltre. «Sbloccheremo cantieri per 20 miliardi» e «ridurremo le tasse di 50 miliardi» sono le novità di luglio 2015.

Chi sta ancora tenendo il conto di ciò che aveva promesso a partire dal 2014 (e il Giornale lo ha fatto: mancano all'appello 93 miliardi, rimborsi delle pensioni incluse), resta sempre spiazzato dalle sparate quotidiane. Ieri ha detto che «l'Alta velocità non si può fermare a Eboli» e, infatti, le Ferrovie renziane hanno promesso la Napoli-Bari e la Palermo-Messina-Catania. Fanno 15 miliardi di cui l'Ue dovrebbe garantire la metà. Matteo ha promesso il Frecciarossa pure ai calabresi, sempre in attesa del completamento dell'A3. Forse fanno parte dei 20 miliardi di cui sopra. E forse i 50 miliardi di tasse in meno ricomprendono il «taglieremo le tasse di 18 miliardi» del novembre 2014. Perché, se si sta ai fatti, la pressione fiscale quest'anno non si è ridotta, ma se ci si perde dietro le parole, allora tutto può rientrare in questo calderone massmediatico.

Ad esempio, giovedì il Consiglio dei ministri ha approvato un impegno di 1,3 miliardi contro il dissesto idrogeologico. Boom! Sembra che finalmente si faccia qualcosa contro i disastri provocati da qualsiasi scroscio di pioggia. Ma è solo perché tutti si sono dimenticati che l'anno scorso il premier aveva promesso 1,5 miliardi per questo capitolo. È la stessa solfa del piano per la messa in sicurezza delle scuole dell'anno scorso: dovevano essere 3,5 miliardi ma ne è arrivato uno. Avete per caso visto in giro una riforma della giustizia qualunque? Anche di quella civile? Eppure faceva parte dei desiderata tramite slide del marzo 2014. La spending review da 20 miliardi sbandierata lo scorso settembre non è mai diventata una proporzionale riduzione della spesa pubblica, tant'è vero che i conti della Stabilità sono stati fatti quadrare aumentando il deficit. Ora si fa presto a dire che Renzi soffra di «annuncite cronica» ma la verità è che è proprio così.

Non c'è nessun fulmine che tenga dietro al baleno, ma solo nuvole, nuvole di fumo.

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