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Il miliardo dell'Ue sparito per "aiutarli a casa loro"

Esperti pagati per non lavorare, progetti inutili e bilanci opachi: la Corte dei conti denuncia gli sprechi europei sui migranti

Il miliardo dell'Ue sparito per "aiutarli a casa loro"

Un documento della Corte dei conti europea svela come è stata gestita la questione dell'immigrazione prima che la crisi diventasse ingestibile com'è oggi: un'Europa cieca e sprecona ha sperperato un fiume di denaro in fumosi programmi di cooperazione con i Paesi di partenza dei migranti. Si è sempre ritenuto che il caos di questi giorni sia figlia di una disattenzione dell'Unione europea, dall'aver trascurato di occuparsi della questione quando ancora c'erano margini per gestirla. Invece è peggio: se ne sono occupati e non hanno ottenuto nulla, se non riempire le tasche di presunti esperti. Tra gli aspetti più eclatanti denunciati dal guardiano dei bilanci europei c'è infatti la circostanza che nelle delegazioni europee che si recavano nei Paesi con cui si attivano programmi di cooperazione mirati proprio a gestire le migrazioni, dall'Algeria all'Ucraina, «abbiamo scoperto che non c'erano funzionari specializzati nelle migrazioni». La Commissione europea in compenso aveva ingaggiato una serie di esperti al servizio delle delegazioni ma, scrivono i giudici contabili, «al momento delle ispezioni nessuno di loro era sul posto nei Paesi interessati». Esperti pagati per stare a casa loro.E i risultati di tanto impegno sono evidenti: nelle settanta pagine del rapporto si demoliscono uno a uno tutte le iniziative. Il campionario dei giudizi è a senso unico , «mancanza di priorità chiaramente definite e quantificate» con conseguente «rischio di dissipazione delle risorse», «debolezza nell'efficacia della spesa», «obiettivi troppo vaghi per essere chiaramente valutati».Altrettanto pesanti le critiche per la mancanza di trasparenza dei rendiconti dei progetti, dove spesso manca documentazione e le cifre non tornano. E non si tratta di pochi soldi: i programmi di cooperazione per la gestione dei flussi migratori nei Paesi del Mediterraneo e dell'Est Europa avevano a disposizione 1,4 miliardi di euro per il periodo 2007-2013. I giudici hanno monitorato un campione di 23 progetti che riguardavano sei Paesi, Algeria, Libia, Ucraina, Marocco, Georgia, Moldavia. Ma le lacune nei documenti a loro disposizione hanno permesso loro di accertare come erano stati spesi solo circa 300 milioni di euro su un totale di 1,4 miliardi, meno di un quarto del bilancio.I magistrati mettono nel mirino anche la debolezza politica dell'azione della Commissione verso i Paesi cui erano destinati i progetti «per aiutarli a casa loro», come andava di moda dire una volta. I Paesi partner, spesso percepiscono le proposte di Bruxelles come unicamente a vantaggio dell'Europa. Nel documento si cita ad esempio il progetto «Seahorse mediterranean border surveillance network», che prevedeva la cooperazione dei Paesi dell'Europa mediterranea con quelli del Nordafrica per sorvegliare i traffici di essere umani lungo le rispettive coste, ad esempio con l'addestramento di unità della guardia costiera dei Paesi d'origine. Un sistema che negli anni precedenti aveva avuto un certo livello di successo nel diminuire i flussi migratori nel Mediterraneo. Ma l'Ue non riesce a convincere gli Stati costieri del nordafrica ad aderire al programma.Infine c'è la critica per la scarsa attenzione dei progetti ai diritti umani. Non solo non si preparano i migranti a tornare a vivere a casa propria, accusano i giudici, ma «il rispetto dei diritti umani resta teorico e solo raramente messo in pratica».

La Commissione, impegnata a tirar fuori il tardivo asso nella manica di un accordo con la Turchia, si è limitata a replicare che il rapporto «non è aggiornato», le cose ora «sono cambiate», dicono da Bruxelles. A giudicare dai risultati però, non si direbbe

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