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Il ministro della Famiglia che con le sue "sparate" può far saltare il governo

Il vicepremier lo considera un ideologo della Lega. Ma già sui gay aveva creato un caso

Il ministro della Famiglia che con le sue "sparate" può far saltare il governo

Dio, Putin e famiglia: il Pantheon del ministro Lorenzo Fontana, il ministro che ogni volta che apre bocca manda in cortocircuito il governo gialloverde, si può riassumere così.

Fontana è giovane (classe 1980) e politico di professione: a ventidue anni, dopo la laurea in Scienze politiche, faceva già il consigliere circoscrizionale nella natia Verona, dove è stato anche assessore e vicesindaco. Leghista della prima ora, dal 2002 è stato segretario dei Giovani padani e dal 2009, per due mandati, è stato parlamentare europeo, come Matteo Salvini. Con il quale ha stretto un rapporto assai forte: l'attuale vicepremier ha puntato molto su di lui in campagna elettorale, e lo considera uno degli «ideologi» della nuova Lega. Gli ha anche firmato la prefazione ad un libro a quattro mani, scritto col banchiere ex Ior Gotti Tedeschi, dal titolo «La culla vuota della civiltà. All'origine della crisi», pubblicato quest'anno. Tema: la crisi di natalità in Europa, che allarma moltissimo il neo ministro alla Famiglia e alla Disabilità. «La famiglia naturale è sotto attacco. Vogliono dominarci e cancellare il nostro popolo», è il suo avvertimento. Chi siano gli aspiranti dominatori e cancellatori è presto detto: un po' i gay, un po' gli immigrati. «Da un lato l'indebolimento della famiglia e la lotta per i matrimoni gay e la teoria del gender nelle scuole, dall'altro l'immigrazione di massa che subiamo e la contestuale emigrazione dei nostri giovani all'estero. Sono tutte questioni legate e interdipendenti, perché questi fattori mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni», teorizza Fontana. E qui entra in ballo Putin, mallevadore di un regime che per Fontana «è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società» che «difende la famiglia e la tradizione». In Putin e nel «risveglio spirituale» della sua Russia, il ministro vede «una luce anche per noi occidentali, immersi in una società dominata dal relativismo etico».

Ma se Putin è «la luce», a Fontana piacciono molto anche Marine Le Pen, con cui ha trattato per l'unificazione dei gruppi a Strasburgo, e naturalmente l'autoritario Viktor Orban, nella cui ultima vittoria elettorale il ministro vede «un nuovo tassello verso un'Europa più giusta e più vera, basata sulle forze identitarie», e «alternativa al sistema pro-globalizzazione». In Italia, Fontana ha partecipato ad iniziative di gruppi della destra radicale ultracattolica, da ProVita a Fortezza Europa (formula mutuata dalla propaganda nazista).

Prima di Putin, comunque, c'è Dio: Fontana è fervente cattolico tradizionalista, si è sposato col rito tridentino e milita da sempre contro aborto, unioni gay, eutanasia. Ogni volta che dice la sua su questi temi, la maggioranza va in fibrillazione, con la parte dei grillini che ha posizioni più aperte sui diritti che entra in agitazione e Salvini costretto a smentirlo: «Le sue idee non sono nel contratto di governo», gli tocca ripetere. E il ministro gli fa eco: «Purtroppo non è scritto nel contratto che si possa restringere il diritto delle donne ad abortire». Il suo collega grillino Spadafora, titolare delle Pari Opportunità, si è inalberato quando Fontana ha asserito che «le famiglie arcobaleno non esistono» e che «non si possono riconoscere i figli di coppie dello stesso sesso nati all'estero grazie a pratiche vietate in Italia come la maternità surrogata». Spadafora gli replicò a brutto muso: «Invito Fontana a fermare la propaganda ed aprire un dialogo culturalmente serio, di riflessione e di discussione, per evitare che il nostro Paese torni 10 anni indietro».

Il ministro della Famiglia però giura di non avercela con gli omosessuali: «Ho tanti amici gay».

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