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La minoranza torna all'attacco: "Renzi rifletta, è in gioco il Pd"

Ancora guai per Renzi. Cuperlo: "In gioco la tenuta del Pd". Bersani allontana la scissione: "Ma Matteo ascolti il disagio". E Guerini: "Basta proteste"

La minoranza torna all'attacco: "Renzi rifletta, è in gioco il Pd"

Solo quando la legge elettorale arriverà in Aula, si capirà se la minoranza piddì fa sul serio. O se, come accade ormai ogni volta, urla, sbraita e minaccia ma poi si allinea (testa bassa, coda tra le gambe) al diktat di Matteo Renzi. All'indomani del via libera al ddl Boschi, che riforma il titolo V e cancella il Senato, i ribelli democrat tornano ad alzare la voce. "In gioco c’è la tenuta e l’unità del Pd - sbotta Gianni Cuperlo intervistato dal Tg3 - ci pensi bene il presidente del Consiglio". Palazzo Chigi, però, non gradisce le esternazioni dei malpancisti. "Non credo sia utile continuare a manifestare ogni giorno rischi di tenuta per il partito", replica Lorenzo Guerini.

Cuperlo passa in rassegna i giornali di questa mattina. "La minoranza viene descritta in maniera spregiativa - si lamenta - come chi protesta, ma poi è sempre là. È faticoso, molto faticoso". A sentir parlare il leader di SinistraDem è in ballo l’unità e la tenuta del Pd. Ma la sua è una lamentela a cui ormai Palazzo Chigi si è abituato. Come una lagna in sottofondo. Il rischio per Renzi, però, è che a questo giro la lagna diventi grido di battaglia. Anche Pippo Civati, che ieri dalle colonne del blog aveva bacchettato la minoranza dem per rinviare la battaglia sempre a un episodio successivo, ha condiviso la necessità di accettare anche i punti di vista degli altri: "Mentre Renzi sta ingaggiando una sfida con tutti quelli che lui chiama dissidenti o gufi...".

A Renzi la minoranza chiede maggior dialogo. Ma il premier non è molto propenso a conceederglielo. Minacciano di non votargli l'Italicum. Massimo D'Alema si dice "molto preoccupato perché c’è una cattiva riforma del bicameralismo". E boccia la strada del referendum bollandola come "una finzione, una sorta di plebiscito". Quindi che faranno? Faranno cadere il governo per tornare al voto? Oppure lasceranno il Nazareno per formare un nuovo partito? Roberto Speranza allontana subito l'ipotesi della scissione: "Lavoreremo tutti a partire da Renzi per costruire un clima unitario". Lo stesso fa Pierluigi Bersani: "Il Pd è casa mia, è casa nostra. E Renzi, che è il segretario, ha il dovere di tenere conto della sensibilità di tutti". L'ex segretario non nasconde, quindi, il marcato "disagio di cui bisogna prendere atto, senza rispondere sempre tiriamo dritto". Peccato che proprio lui sia uno di quelli che tirano sempre dritto. "Capisco il disagio - fa eco Civati - non la coerenza di alcuni...".

A questo giro - al momento di votare la legge elettorale - c'è il rischio che la minoranza piddì faccia sul serio.

In tal caso per Renzi si metterebbe davvero male.

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