Strage in discoteca

Con il minore altri 7 indagati "Lo spray non è l'unica causa"

Oltre al 17enne anche i proprietari e i gestori del locale Dubbi sull'ipotesi di una baby gang specializzata in furti

Con il minore altri 7 indagati "Lo spray non è l'unica causa"

Sono otto gli indagati per la strage alla Lanterna azzurra, la discoteca di Corinaldo in cui hanno perso la vita cinque ragazzini e una mamma. Si tratta di un minore di 17 anni e mezzo, dei 4 proprietari dell'immobile e dei 3 soci che gestivano il locale, compreso l'amministratore unico. Per loro, per ora, nessuna misura cautelare.

Nel pomeriggio di ieri il procuratore generale di Ancona, Monica Garulli, ha fatto un punto con la stampa insieme al sostituto Paolo Gubinelli, alla collega della Procura per i minori, Giovanna Lebboroni, e al comandante provinciale dei carabinieri, Cristian Carrozza. I pm hanno ammesso che l'indagine nei confronti del ragazzo è «un atto dovuto, a sua tutela. Tre persone lo tirano in causa, in modo generico». Ma il giovane, già sentito l'altro ieri, non apparirebbe in nessuno dei video per ora forniti alle forze dell'ordine. Nessun accenno, invece, al fatto che il minore sarebbe stato trovato in possesso di stupefacenti.

«Parliamo solo dei fatti della Lanterna azzurra - ha chiarito la Lebboroni - Le ipotesi di reato per il 17enne sono di omicidio preterintenzionale, lesioni dolose e colpose». Nella discoteca è stata trovata una bomboletta di spray al peperoncino su cui gli uomini del Ris stanno effettuando i rilievi. Ma è da appurare se veramente sia quella la causa del fuggi fuggi, se il caso fosse isolato o se anche altri abbiano diffuso qualche sostanza. «C'è chi, tra i testimoni sentiti, parla di peperoncino - hanno raccontato -, chi di fumo, chi addirittura di esplosione».

Diversa, invece, la posizione degli altri sette indagati. Si lavora, infatti, su due piani diversi: per individuare coloro che hanno spruzzato lo spray urticante, provocando il panico e per capire se le norme di sicurezza del locale siano state rispettate e se i biglietti venduti siano stati in numero maggiore rispetto alla capienza della sala. Per i responsabili dell'organizzazione l'ipotesi di reato è di omicidio colposo aggravato.

È stata fatta chiarezza anche sui numeri. «Sono 1.600 - ha spiegato il procuratore generale - i titoli di accesso richiesti alla Siae, a fronte di una capienza massima consentita e riportata in licenza di 871 persone, distribuite su tre piste da ballo. Abbiamo verificato che il locale al piano terra, quello utilizzato quella sera, poteva contenere 459 clienti. Il locale secondario, che sarebbe stato utilizzato però - ha proseguito - per il ricovero degli strumenti del cantante, poteva ospitare 269 unità». Non era utilizzata la terza sala. «I biglietti ritrovati - ha detto ancora la Gubinelli - sono 690 in un primo momento e 229 in un secondo, per un totale di 919, a fronte di 466 matrici di biglietti reperite». Sono, quindi, 919 i ticket non vidimati, ma sequestrati. Il numero delle presenze effettive è in corso di accertamento. Peraltro, secondo le moltissime testimonianze (oltre cento le persone sentite), in molti casi si è proceduto con ingresso non in prevendita ufficiale, ma con biglietti dedicati alle consumazioni.

Tramonta, invece, l'ipotesi che circolava nei giorni scorsi di una banda di rapinatori che avrebbe potuto operare con simili modalità. «Sappiamo che si tratta di un fenomeno analizzato in altre zone d'Italia - ha detto il procuratore minorile -, ma non abbiamo evidenza che si tratti di un caso del genere, anche se continuiamo a indagare a 360 gradi. Abbiamo a che fare con un episodio plurimo in cui l'evento morte è la conseguenza di una o più cause originarie con una serie di concause intermedie».

Resta il giallo del perché le persone uscite al momento in cui è stato diffuso lo spray che ha creato il panico fossero assiepate nel punto in cui poi sono cadute e rimaste schiacciate. Le indagini, svolte dal comando provinciale dei carabinieri, puntano proprio a capire se l'emergenza sia stata gestita con i dovuti crismi. Cosa certa è che le tre porte di sicurezza erano tutte aperte. Il colonnello Carrozza ha quindi lanciato un appello a chiunque sia in possesso di materiale utile alle indagini. «Forniteci video fatti coi telefonini, biglietti utilizzati - ha detto - e tutto ciò che potrebbe servirci per capire cosa sia successo quella sera.

Basta consegnare ciò di cui siete in possesso a una qualsiasi caserma dei carabinieri».

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