Cronache

Il "miracolo" della nascita di Alessandro

Crisi cardiaca per la donna in sala parto. Un pacemaker salva entrambi

Il "miracolo" della nascita di Alessandro

Treviso - Il piccolo sta per nascere, il cuore della mamma ha un arresto cardiaco, ma dopo poche ore Alessandro viene al mondo. Quello che sta in mezzo a un cuore che si arresta e a una vita che sta per cominciare lo raccontano i medici.

Tutto inizia la mattina del 24 agosto scorso. Siamo a Cittadella in provincia di Padova. Lei è Katia Zanandrea, 41 anni e il piccolo si chiama Alessandro e oggi ha 25 giorni. Katia quel mattino si sveglia, ma a un certo punto avverte un dolore allo sterno e comincia a sudare freddo. Il marito Andrea le misura i battiti del cuore: 35-34 battiti al minuto. Troppo pochi. Allora chiama il medico di base: bisogna portarla subito in ospedale. Arrivata nel nosocomio di Cittadella, l'equipe dell'Ulss 6 Euganea, comprende subito la gravità della situazione soprattutto perché la donna ha le contrazioni e sta iniziando il travaglio. La ricoverano immediatamente in terapia intensiva e da lì è una corsa contro il tempo. Il cuore di Katia, sanissima ed ex sportiva, ha un improvviso blocco atrioventicolare completo. Il cuore scende sotto i 30 battiti al minuto e rischia di fermarsi. Bisogna intervenire e subito anche perché l'utero non può rimanere senza ossigeno. Nel giro di un'ora viene preparata la sala operatoria, con tutte le strumentazioni come fosse anche una sala parto. È venerdì, qualche medico ha finito il turno, ma non c'è tempo e si decide che la cosa migliore da fare è applicare un pacemaker definitivo alla donna. Senza anestesia totale: non si può, troppo rischiosa. Solo parziale.

Attorno al tavolo della sala operatoria ci sono nove professionisti: medici, infermieri, cardiologi, ginecologi, pediatri, anestesisti, personale di radiologia e fuori dalla sala due colleghi dell'Emodinamica pronti a intervenire. Ma l'intervento in queste condizioni, con l'utero che solleva completamente il diaframma, con le contrazioni in corso e con il ritmo cardiaco instabile è difficile e non bisogna perdere tempo, il secondo immediatamente successivo può essere quello fatale. Nel giro di mezz'ora alla mamma che sta per mettere una vita al mondo viene applicato un pacemaker bicamerale, che consente al cuore di riprendere il battito cardiaco.

Ma ormai ci siamo, le contrazioni si fanno ravvicinate e la donna non può più essere trasportata altrove, deve partorire. Dopo 12 ore, con taglio cesareo, il giorno dopo, Katia dà alla luce un bimbo sanissimo.

«Bastavano pochi minuti o pochi secondi e sarebbe stata una tragedia», ha detto Roberto Verlato, direttore dell'unità operativa complessa di Cardiologia di Cittadella che assieme a Roberto Rulli, direttore unità Ostetricia e Ginecologia, ha coordinato l'intervento. Qualche esitazione e sarebbero potuti morire entrambi.

«Un intervento straordinario», ha commentato Domenico Scibetta, direttore generale dell'Ulss.

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