Economia

Il mirino tedesco punta sull'Italia

Dopo aver sostenuto gli stress test con regole penalizzanti, per le banche italiane rischia di aprirsi un capitolo ancora più doloroso

Angela Merkel e il presidente della Deutsche Bundesbank Jens Weidmann
Angela Merkel e il presidente della Deutsche Bundesbank Jens Weidmann

A Jens Weidmann, capo suprema della Bundesbank, certo non difetta la coerenza. Calato perfettamente nel suo ruolo di duro, il falco per eccellenza della Bce avrebbe voluto staccare subito la spina della liquidità d'emergenza fornita alle banche greche. Un cappio stretto al collo degli istituti greci che, di fronte all'inevitabile fuggi-fuggi dei correntisti, sarebbero finiti sul binario morto della bancarotta. Weidmann intendeva dunque applicare ad Atene lo stesso trattamento punitivo con cui nel 2013 era stata messa in ginocchio Cipro. Chiuso il rubinetto da cui arrivavano i fondi straordinari per dissetare il sistema bancario, Nicosia era stata costretta ad accettare condizioni capestro (tra cui l'esproprio sui depositi sopra i 100mila euro). Tanta durezza da parte del presidente della Banca centrale tedesca, con un'intransigenza che non trova eco neppure nel governo di Angela Merkel, può forse essere ricondotta alle tossine lasciate dal sofferto via libera della Bce al piano di acquisto di titoli di Stato. Il meccanismo adottato lascia quasi tutti i rischi sulle spalle delle singole banche nazionali, ma la Buba ha più volte fatto rimarcare la propria ostilità nei confronti del quantitative easing in salsa europea. Ancora ieri, Weidmann ne sottolineava la non urgenza. Insomma: il giovane banchiere continua a recitare un ruolo di contrappeso rispetto a Mario Draghi. E lo fa anche quando propone con forza l'idea di cambiare le regole sui titoli di Stato: «Dobbiamo rompere il legame potenzialmente pericoloso debito sovrano-banche». Di qui l'idea di eliminare la regola in base alla quale i bond governativi, essendo valutati come attività prive di rischio, non devono essere «coperti» e possono essere messi in «pancia» senza nessuna limitazione. Un cambio di spartito che avrebbe conseguenze pesanti per le nostre banche, a causa degli oltre 400 miliardi di euro tra Btp, Cct e Bot posseduti. Inevitabili maggiori accantonamenti prudenziali, da coprire attraverso aumenti di capitale, magari in condizioni di mercato sfavorevoli.

Dopo aver sostenuto gli stress test con regole penalizzanti (lo dice Bankitalia), per le banche italiane rischia di aprirsi un capitolo ancora più doloroso.

 

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