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La missione a Mosca che sminuisce il premier

Il ministro anticipa Conte di una settimana Il colosso dell'energia e il ruolo dell'ex Kgb

La missione a Mosca che sminuisce il premier

In Etiopia ed Eritrea il premier Giuseppe Conte non aveva avuto rivali e il viaggio ufficiale, nei giorni caldi del Def, era filato liscio come l'olio. Con la Russia però è tutta un'altra storia e a pochi giorni dalla visita di Stato l'inquilino di Palazzo Chigi si è visto battere sul tempo da uno dei suoi vice.

Conte sarà a Mosca martedì e mercoledì della settimana prossima, Matteo Salvini arriverà oggi con un blitz organizzato per prendere parte all'assemblea annuale di Confindustria Russia, l'associazione degli industriali italiani che operano nell'ex Unione Sovietica. Il tema di giornata saranno le sanzioni dell'Occidente, che gli imprenditori vedono come il fumo negli occhi e Salvini pure. Con ogni probabilità nel suo discorso ufficiale il ministro dell'Interno non userà mezze misure e la particolarità è che a esprimere l'opinione del governo su un tema così rilevante sarà, appunto, il ministro dell'Interno e non il premier o il ministro degli Esteri. Ma a rappresentare una differenza rilevante tra le visite di Salvini e quella di Conte saranno le premesse e gli appuntamenti in calendario.

Il premier si manterrà nel solco della più rigorosa formalità protocollare: secondo il primo programma disponibile sono previsti una cena ufficiale il martedì sera, incontri con Putin e Medvedev il giorno successivo. Salvini parlerà invece agli imprenditori e a invitarlo è stato personalmente il numero uno di Confindustria Russia, Ernesto Ferlenghi. È lui il personaggio chiave della visita, preparata dallo stesso Ferlenghi con un'intervista sull'Izvestia: da anni è l'ambasciatore di Eni a Mosca, un buon rappresentante di quel corpo diplomatico parallelo che da sempre viene attribuito al gruppo petrolifero italiano.

A forza di frequentare la Russia, però, Ferlenghi è diventato anche di più, conquistando una poltrona in uno dei sancta sanctorum del potere moscovita: il consiglio di amministrazione di Fgc Ues, la Rete Elettrica nazionale, controllata all'80% dal governo.

Ferlenghi è entrato una decina di anni fa e attualmente fa parte del comitato strategico, di quello per l'auditing e di quello per le nomine. Tutti ruoli chiave. Tanto più se si considera che la società è considerata non solo uno snodo fondamentale della politica energetica russa, ma anche una sorta di palestra per la futura classe dirigente. Il presidente del consiglio di amministrazione è per esempio Andrey Murov, 48 anni. Un'inchiesta dell'agenzia internazionale Reuters lo indicava come uno dei nomi emergenti del potere ex sovietico.

Dalla sua ha un curriculum impeccabile, ma non guasta che sia figlio del generale Evgeny Murov, che per 16 anni e fino al pensionamento di un anno e mezzo fa, ha diretto il potente Servizio di protezione federale (Federalnaya Sluzhba Okhrany), l'erede della Nona direzione del Kgb. È la polizia, in divisa e in borghese, a cui è affidata la protezione degli esponenti della nomenklatura e delle loro residenze. E che, per di più, è anche depositaria della valigia con i codici nucleari.

Il cuore del potere russo, appunto.

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