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Missione Sophia, il bidone dell'Ue a Roma. I profughi continueranno a sbarcare qui

Il Viminale minaccia decisioni unilaterali. Ieri a Lampedusa 135 arrivi

Missione Sophia, il bidone dell'Ue a Roma. I profughi continueranno a sbarcare qui

Il rinnovo dell'operazione Sophia tanto sbandierato da Bruxelles? Si profila il solito bidone per l'Italia, che rimane l'imbuto dei migranti recuperati in mare dalla flotta europea. Ieri alla riunione del Comitato politico e di sicurezza Ue è stato presentato il documento di revisione «del mandato strategico dell'operazione Sophia», che non contiene una proposta alternativa allo sbarco dei migranti in Italia. Il governo gialloverde ha chiesto a gran voce che le persone soccorse in mare dalle navi di Eunavfor Med vengano smistate anche in altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. La decisone sembrava fosse stata presa al vertice europeo di fine giugno, dove si era chiaramente parlato di «responsabilità condivisa». Ma nel documento presentato ieri è rimasto uno spazio bianco sulla delicata questione. A parte alcune righe generiche sulla «necessità di trovare un accordo tra gli Stati». Difficile da raggiungere dato che molti Paesi europei vogliono andare avanti con gli sbarchi solo in Italia fino a dicembre, teoricamente fine mandato della missione Sophia. Per l'Italia questo andazzo «non è più vigente». Alla riunione di Bruxelles è stato ribadito che nelle prossime settimane si deve trovare una soluzione, altrimenti Roma prenderà decisioni unilaterali. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, anello debole della compagine governativa, si era detto convinto che l'Europa avrebbe cambiato registro. E ha annunciato che nel frattempo i migranti recuperati dalla flotta Ue sotto comando italiano continueranno a essere sbarcati solo nei nostri porti.

Nelle ultime 48 ore sono arrivati a Lampedusa, alla spicciolata, su 13 diversi barchini, 135 clandestini, in gran parte tunisini. Altri 14 sono stati intercettati al largo di capo Teulada. I tunisini non fuggono da un Paese in guerra e possono venire espulsi grazie a un accordo con il loro governo. «Hanno sprecato soldi, tempo e fatica, verranno rimandati a casa nei prossimi giorni. In Italia si entra col permesso, la pacchia è finita», ha twittato il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Il responsabile del Viminale ha pure annunciato l'altolà alla nave dei talebani dell'accoglienza Open Arms, che sta vagando nel Mediterraneo dopo aver raccolto in mare 97 migranti salpati dalla Libia. L'Ong spagnola cerca un porto «sicuro». Salvini ha sottolineato: «Ovunque, ma non in Italia».

La linea dura, che sta azzerando gli sbarchi, provoca la rappresaglia dei pasdaran pro migranti come il Legal team Italia, gruppo di avvocati no global fan di Carlo Giuliani, l'attivista morto in uno scontro con i carabinieri al G8 di Genova nel 2001. Difensori dei violenti No Tav hanno denunciato Salvini per «attentato alla Costituzione». Il caso riguarda la brutta storia dei migranti che grazie a una specie di ammutinamento si sono fatti portare verso l'Italia da un rimorchiatore italiano. Poi sono stati trasbordati sulla nave Diciotti della Guardia costiera, ma il Viminale negava lo sbarco sollecitato dal presidente della Repubblica. L'eversore, però, è Salvini e non chi ha fatto sbarcare in Italia i violenti, in gran parte clandestini. Il Legal team ipotizza che «il ministro avrebbe impartito ordini e direttive su materie sottratte alla sua competenza». Salvini non si scompone: «Continuerò a fare quello che gli italiani mi hanno chiesto: difendere i confini, garantire la sicurezza del Paese, fermare il business dell'immigrazione clandestina».

Ieri il titolare dell'Interno ha anche annunciato il piano migranti in cantiere, che sarà il cuore del decreto sicurezza: un investimento da «almeno un miliardo» per sostenere l'economia e il lavoro in Tunisia, Marocco e Algeria.

Paesi dove non a caso Salvini si recherà a breve.

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