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Dalla moneta all'unità politica: addio all'illusione di Maastricht

Venticinque anni fa veniva firmato il trattato Oggi il vento sovranista chiede di tornare agli Stati

Dalla moneta all'unità politica: addio all'illusione di Maastricht

È passato appena un quarto di secolo dalla firma del Trattato di Maastricht ed è cambiato il mondo. Allora ci si illudeva che dopo il Mercato unico, che tanto aveva fatto per promuovere la Comunità, l'introduzione dell'Euro le avrebbe fatto fare un ulteriore progresso, quasi obbligando gli Stati membri a fare passi avanti anche verso la (allora) tanto sospirata unione politica; oggi, tutti hanno dovuto prendere atto che questi progressi non ci sono stati, perché nessuno era disposto a cedere ulteriori fette di sovranità, e che si stanno invece avverando le previsioni di coloro che ritenevano che senza un vero e proprio Stato alle spalle, gli effetti dell'Euro sarebbero stati opposti a quelli desiderati.

Allora Germania e Olanda, titolari delle monete più forti, erano i Paesi più diffidenti verso l'Unione monetaria (Kohl la considerava, più che altro, come il prezzo che il suo Paese doveva pagare per la riunificazione), perché temevano la scarsa disciplina fiscale dei loro partner; oggi sono senza dubbio tra i maggiori beneficiari dell'Euro, e quelli dove la spinta a rinunciarvi è inferiore. Allora si pensava che le rigorose clausole inserite nel trattato su inflazione, passivo di bilanci e debito pubblico avrebbero funzionato da freno ai partiti della spesa; oggi siamo costretti a prendere atto che quelle regole (subito violate per consentire l'ingresso nell'Unione anche a una Italia che aveva già un debito quasi doppio del 60% consentito) sono state osservate solo saltuariamente, perfino da quella Germania che le aveva imposte, che i debiti pubblici sono saliti quasi ovunque al di là dei limiti consentiti e che a furia di eccezioni oggi i Paesi in regola sono pochissimi. Allora, i saggi riuniti nella cittadina olandese erano convinti che il pericolo da combattere, non solo in quel momento ma anche in futuro, fosse l'inflazione, tant'è vero che la Banca centrale europea ebbe come missione specifica quella di combatterla; oggi, molti dei Paesi membri sono alle prese con il problema opposto, la deflazione, e per imediare la BCE sotto Mario Draghi è stata costretta a una interpretazione molto elastica dei propri compiti. Allora, nonostante cambi spesso non rispondenti alla realtà economica come quello imposto all'Italia, la maggioranza della popolazione europea era favorevole alla novità, entusiasta per non dover più passare all'ufficio cambi a ogni attraversamento di frontiera e per l'impulso che l'Euro avrebbe dato agli scambi; oggi, sotto la spinta dei cosiddetti sovranisti, più della metà dei cittadini non solo italiani, ma anche di vari altri Paesi, ha nostalgia delle vecchie monete nazionali, nell'illusione che la caduta dei limiti alla spesa imposti dall'Europa permettano di tornare ai vecchi tassi di crescita, anche al costo di fare nuovi debiti (e di raddoppiare, se non triplicare l'esborso annuale di 75 miliardi per il loro servizio).

Ci furono Paesi, Gran Bretagna in testa, che fin dal principio si rifiutarono di aderire all'Unione monetaria, perché pensavano che il controllo della propria moneta fosse più importante dei vantaggi che l'Euro prometteva. Probabilmente, hanno avuto ragione, perché nei 25 anni trascorsi sono cresciuti più dei Paesi dell'Eurogruppo e hanno evitato i continui bracci di ferro con la burocrazia di Bruxelles. Per quelli che invece hanno aderito a Maastricht, si tratta ora di trovare una via d'uscita, contando sul fatto che già più di una volta la UE ha fatto passi avanti quando era in maggiori difficoltà. Ci sono varie teorie: c'è chi, come la Merkel che ha rilanciato l'idea di un'Europa a più velocità, pensa che un aggiornamento delle regole, con rinuncia ai troppo ambiziosi sogni iniziali, possano in qualche modo permettere un salvataggio dell'Unione monetaria; c'è chi pensa che il progetto non sia recuperabile, soprattutto se i populisti dovessero fare ulteriori progressi nelle prossime elezioni. Comunque, tutti devono tenere conto che il trattato non prevede i meccanismi per l'uscita di singoli Paesi, per cui almeno in teoria chi lascia l'Unione monetaria dovrebbe contemporaneamente uscire dall'Unione europea.

Qualunque cosa si faccia per raddrizzare la barca, ci avventureremo in terra incognita.

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