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Monopolio dei funerali: 30 persone in manette. "Deridevano i cadaveri"

Duecento euro agli infermieri compiacenti per un funerale. Furti e dileggio ai defunti

Monopolio dei funerali: 30 persone in manette. "Deridevano i cadaveri"

Controllavano le camere mortuarie dei due principali ospedali bolognesi - il Sant'Orsola e l'ospedale Maggiore - riuscendo ad avere il monopolio nell'aggiudicazione dei servizi funebri, anche grazie a infermieri compiacenti. Smantellate due potenti agenzie di pompe funebri e altre associate. Trenta le misure cautelari (9 in carcere, 18 ai domiciliari e 3 divieti di esercizio di attività di impresa) 43 perquisizioni in tutta l'Emilia Romagna. Sequestrati anche beni per 13 milioni di euro.

L'indagine «Mondo Sepolto» dei carabinieri è partita dalle dichiarazioni di due indagati e sono poi state supportate da intercettazioni che hanno permesso di scoprire il meccanismo. Ai vertici dell'organizzazione - secondo le accuse - due imprenditori bolognesi: Giancarlo Armaroli, 66 anni, amministratore unico di «Rip Service» e Massimo Benetti, 62 anni, presidente del Cda di «Cif». Benetti risulta, tra l'altro, dentro una quantità impressionante di cariche nelle maggiori società di servizi cimiteriali bolognesi. Nell'ambito dell'operazione sequestrate anche la «Franceschelli Srl», la «Lelli srl» e la «Oreste Golfieri». Sempre secondo le indagini, Armaroli della Rip avrebbe avuto due bracci operativi, anch'essi arrestati.

Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna. I due cartelli si spartivano i servizi nelle camere mortuarie. Lì infatti erano presenti in pianta stabile i rappresentanti delle due agenzie (cosa espressamente vietata dalla legge del 2009) che fungevano da anello di congiunzione tra i vertici - Armaroli e Benetti - e gli infermieri. Questi avevano il delicato compito di avvicinare i parenti della persona appena deceduta nei due ospedali e presentare loro le agenzie, descrivendole come «le più economiche, efficienti e/o rapidamente reperibili», spiegano i carabinieri. Il tutto, naturalmente, dietro lauto compenso in «contanti, per cifre variabili tra i 200 ed i 350 euro per ogni lavoro fatto acquisire al gruppo».

Il trucco era semplice e consolidato. Per ogni funerale, le agenzie si facevano dare tra i 500 e i 900 euro in contanti, ossia in nero o con la tecnica del doppio assegno: uno intestato e l'altro in bianco. Convincevano i clienti facendo leva sulla possibilità di risparmio. Questi fondi servivano, almeno in parte, a finanziare questo giro di mazzette.

La Rip e la Cif, avevano creato cartelli con altre agenzie di pompe funebri con le quali si spartivano i funerali e i proventi. Tra il febbraio 2009 e il maggio 2013 gli investigatori hanno accertato come i soldi realizzati dall'associazione sono stati depositati in un conto corrente aperto ad hoc sul quale sono state registrate 520 operazioni con movimentazioni in entrata e uscita pari a 435mila euro.

Nelle pieghe dell'inchiesta finiscono, tracciati nelle intercettazioni, anche atti di spregio nei confronti de i cadaveri. Dice un indagato: «Ho un filmato dove lui mette una buccia di banana in mano ad un morto...». Risposta: «Il morto, aspettando la barella... ha avuto fame!». In un'altra conversazione un'infermiera si definisce «la regina della camera mortuaria» e in un'altra racconta al compagno dei beni presi a un defunto: «Amo'... ho trovato due anelli (...), l'ho già messi in borsa... però non so sicura se è oro».

«Sono stati registrati alcuni episodi che vanno contro il sentimento della pietà dei defunti.

Alcune frasi ironiche e battute quasi prendevano in giro i cadaveri», commenta il colonnello dei carabinieri, Pierluigi Solazzo.

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