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Morbillo, 385 casi in aprile E i più colpiti sono gli adulti

Il record delle infezioni nel Lazio (570) e al Nord

Se non è allarme, poco ci manca. Sono stati 385, ad aprile 2017, i casi di morbillo registrati in Italia, ovvero 5 volte quelli verificatisi nello stesso mese del 2016, quando se ne erano contati 76. Preoccupano i dati contenuti nell'ultimo bollettino di sorveglianza sul morbillo del ministero della Salute e dell'Istituto Superiore di Sanità. Dall'inizio dell'anno si contano già 1920 malati: per avere un termine di paragone, in tutto il 2016 si contarono 800 casi. Ma di questi 1920 nuovi casi, l'88% fa riferimento a persone non vaccinate. L'età media, 27 anni, è elevata, rispetto alla tradizionale concezione infantile della malattia. La regione più colpita è il Lazio con 570 casi, seguita da Piemonte (429) e Lombardia (242). Pochi casi al sud: 57 in Sicilia, 18 in Calabria, 12 in Campania, 8 in Puglia, 1 in Basilicata.

Per Giovanni Maga, virologo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) il ritorno del morbillo in Italia non è affatto una sorpresa. «Ce lo dovevamo aspettare. Dopo i dati che indicavano il calo delle vaccinazioni sotto la soglia di sicurezza - spiega all'Agi - dovevamo aspettarci che quello era solo il primo segnale che ci sarebbe stato presto una nuova fiammata epidemica».

Malattia esantematica per eccellenza il morbillo: causato da un virus del genere morbillivirus è una malattia contagiosa che colpisce spesso i bimbi tra 1 e 3 anni, per cui viene detta «infantile», come la rosolia e la varicella. I malati vengono isolati nel periodo di contagio. E se è vero che in genere non ha sintomi gravi (provoca un'eruzione cutanea, simile a quelle della rosolia o della scarlattina, e dura un paio di settimane), in alcuni casi può essere fatale: il morbillo è pur sempre responsabile di un numero compreso tra 30 e 100 morti ogni 100.000 persone colpite. Le complicazioni sono dovute a superinfezioni batteriche: otite, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti. I primi sintomi sono simili a quelli di un raffreddore con una febbre che diventa sempre più alta. Successivamente appaiono puntini bianchi all'interno della bocca. Il periodo di incubazione è di 10 giorni. Non c'è una cura specifica. Si possono trattare i sintomi, non la causa: paracetamolo per abbassare la febbre, sciroppi per la tosse, gocce per gli occhi.

Ci sarebbe il vaccino: ma in Italia non è obbligatorio, tranne per le reclute. JGr

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