Cronache

"Morte, io sono pronto". E si schianta con l'auto sei giorni dopo l'amico

Dopo la fine di Massimo, Paolo aveva scritto un messaggio su Facebook sfidando la sorte

"Morte, io sono pronto". E si schianta con l'auto sei giorni dopo l'amico

Un incidente stradale, un ragazzo di 35 anni che ha perso la vita. Una tragedia immane ma non eccezionale, visto che in Italia (dati Istat) ogni giorno ne avvengono quasi 500: solo nel 2017 le vittime di questa strage ininterrotta sono state 3.378. Ma dietro ogni numero c'è sempre una storia e quella di Paolo Mantovani non è fatta solo del dolore di quelli che gli volevano bene. C'è di mezzo anche il destino, probabilmente, oppure un pensiero che dentro di lui era germogliato una settimana fa e che giovedì sera lo ha accompagnato verso la fine.

Venerdì scorso Paolo aveva perso il suo migliore amico. Si chiamava Massimo Pierro, aveva un anno più di lui, a unirli - tra l'altro - c'era anche la passione per il calcio. Alle quattro di mattina Massimo si era schiantato con la sua Polo sotto al tunnel di viale Lombardia a Monza: soccorso nel giro di pochi minuti, era arrivato in codice rosso all'ospedale San Gerardo dove è spirato la mattina dopo. Incredulo e distrutto, Paolo aveva commentato così la notizia sul suo profilo Facebook: «Fratello non dovevi... Bastarda morte, vieni a prendere me che sono pronto. Ciao Max ci vediamo presto».

A leggerle adesso, queste parole mettono ovviamente i brividi. Una beffa della Signora con la Falce che una volta evocata ha puntualmente raccolto la sfida o una terribile promessa portata a termine pochi giorni dopo? A stabilirlo saranno gli agenti della polizia stradale di Milano Ovest a cui spetta ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente in cui Paolo, Paolino per gli amici, nato e cresciuto a Monza dove era molto conosciuto ma residente a Usmate Velate, è morto sul colpo.

Di sicuro c'è solo che stava guidando la sua Smart in Tangenziale Est, appena fuori Milano, nel tratto tra Vimercate e Monza. Poco prima dell'uscita di Concorezzo ha tamponato una vettura che viaggiava sulla prima corsia e la sua auto si è ribaltata diverse volte, lui è stato sbalzato fuori dall'abitacolo e l'impatto sull'asfalto gli è stato fatale. Fortunatamente il conducente dell'altro veicolo è rimasto quasi illeso; per Paolo, invece, niente da fare: le due autoambulanze e le due automediche, i vigili del fuoco e la polstrada hanno potuto solo constatarne il decesso.

E così a distanza di sei giorni Paolino ha davvero raggiunto Max. Due schianti legati da un filo imperscrutabile, uniti in un unico dramma. «Era e rimarrà sempre il più buono - lo ricorda un altro suo amico - perché nonostante i suoi mille tormenti tutti noi potevamo contare sempre sul suo aiuto».

Restano, come sempre in queste circostanze, le loro ultime foto sorridenti sui social network come sale su una ferita aperta: quella di Paolo in montagna col suo cane, quella di loro due insieme ad altri amici a San Siro, quella di Massimo che cammina su un muretto a braccia spalancate. E resta soprattutto quella domanda: è stato il Caso o è stata la disperazione a scrivere il finale?

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