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Moscovici sta "sereno" per l'Italia e bacchetta Salvini sul deficit

Il commissario Ue: «Fiduciosi nel vostro impegno»

Moscovici sta "sereno" per l'Italia e bacchetta Salvini sul deficit

«I mercati sono sereni e anche noi nell'Ue siamo sereni, perché abbiamo fiducia nella democrazia italiana, nel popolo italiano e nell'impegno dell'Italia nell'Ue». Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ieri a Strasburgo ha cercato di stemperare il clima di polemica che si era innescato in seguito alle dichiarazioni del ministro dell'Economia Padoan circa le preoccupazioni di Bruxelles sull'instabilità politica di Roma. «Rispetto totalmente i ritmi della democrazia italiana - ha detto - gli italiani hanno espresso la loro preferenza con i voti: ora tocca al presidente della Repubblica Mattarella e alle forze politiche definire quale sarà il prossimo governo del Paese. Ho la convinzione che l'Italia resterà sempre un partner europeo affidabile e solido».

A leggere fra le righe, però, il messaggio di Moscovici si percepisce una netta continuità rispetto alle recenti prese di posizione in tema di conti pubblici. «Intanto - ha aggiunto - c'è un governo, con il quale lavoro: ho incontrato Pier Carlo Padoan, con l'obiettivo che l'Italia continui i suoi progressi, per avere un'economia che sia più competitiva e più credibile in Europa». Eventuali politiche di spesa in deficit non saranno tollerate. Lo si comprende da come il commissario Ue ha liquidato la sortita di Matteo Salvini sulla possibilità di non rispettare il tetto del 3% del deficit/Pil. «La regola del 3% è semplicemente una regola comune e di buon senso, che permette che si assicuri che il debito pubblico venga ridotto», ha rimarcato ribadendo che «quando il debito diventa troppo pesante impedisce di finanziare i servizi pubblici utili». Il concetto è chiaro: nessuno pensi di finanziare redditi di cittadinanza o tagli delle tasse senza prima aver messo in sicurezza la bomba da 15 miliardi delle clausole di salvaguardia che prevedono il rialzo di Iva e accise.

Tant'è vero che alla precisa domanda sulle esternazioni di Padoan circa i timori espressi in privato, Moscovici ha tagliato corto asserendo di non essersi «espresso davanti ai media» martedì scorso. D'altro canto, con la fiducia al quarto esecutivo Merkel pure Bruxelles può aprire una nuova fase contraddistinta dal completamento dell'unione bancaria, istituzione di un Fondo monetario europeo come derivata di un controllo più stringente sulle finanze dei Paesi membri, di bilancio comunitario post-Brexit e via discorrendo. Tutte partite che l'Italia, senza governo, rischia di giocare azzoppata. Fino a che punto la resistenza del presidente dell'Europarlamento Tajani sul tema Npl e la resilienza del presidente Bce Draghi sulla prosecuzione della politica monetaria espansiva potranno durare? Entrambi i loro mandati si concluderanno nell'arco dell'anno prossimo.

Francia e Germania si sono già portate avanti e tramite la Commissione fanno intendere all'Italia che, senza rigore sui conti, sarà trattata da ultima ruota del carro.

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