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Le mosse di Bersani per Prodi al Quirinale

Il ventre molle del Pd prepara l'ultimo capitolo della guerra con Berlusconi. Come? Ricorrendo ancora una volta al Professore bolognese

Le mosse di Bersani per Prodi al Quirinale

Roma - Il Rieccolo del terzo millennio ha la faccia rotonda e il carattere ombroso di Romano Prodi. Lui, ancora scottato dalle 101 coltellate del 2013, aveva chiesto agli amici di tenere un profilo basso: «Non fare il mio nome, per carità, lasciatemi perdere». Invece eccolo di nuovo il corsa, lanciato da Pier Luigi Bersani: «Per il Quirinale bisogna ripartire da dove ci si è fermati». La sinistra Pd sembra pronta a votarlo. «Quella ferita è aperta e sanguina ancora», dice ad esempio Rosi Bindi. Sel è entusiasta e dai grillini arrivano segnali espliciti di gradimento: è pure in testa nelle quirinarie del Fatto Quotidiano . Resta solo da capire se la minoranza del Nazareno vuole davvero puntare su di lui, come arma finale contro il Cavaliere e come «commissario politico» del premier, o se lo sta usando tatticamente per dare fastidio a Matteo Renzi. Insomma, Il Professore è un aspirante vero o farà la fine del Rieccolo originale, Amintore Fanfani, sempre candidato e mai nominato? «Il tritacarne mediatico - osserva Matteo Orfini, presidente del Pd - danneggia il nome che si fa».

Comunque ce n'è abbastanza per agitare le acque del Pd. Del resto a sbilanciarsi non è uno qualsiasi, è l'ex segretario. «Non ho bisogno di dire niente, altrimenti poi Prodi si arrabbia... Nel 2013 c'era qualche complotto in giro, poi c'era una platea di senatori e deputati eletti da pochi giorni e che ora invece hanno un anno di esperienza. Io sono sempre quello lì». Una frasetta, ma è sufficiente per trasformare l'ex presidente della Commissione Ue da simbolo storico dell'antiberlusconismo a ipotetico grimaldello contro il Patto del Nazareno. È presto per dire quanti voti ha sulla carta, non è presto però per registrare la trama. Il segnale di Bersani, il cui silenzio dei giorni scorsi era stato letto dal premier come una tregua, può forse significare che il ventre molle del Pd si sta preparando all'ultimo capitolo della guerra dei vent'anni con Berlusconi. Come? Come al solito, ricorrendo ancora una volta al Professore bolognese.

Pure il sito di scommesse Paddypower , citato dal blog dei Cinque Stelle, considera Romano Prodi il più probabile dodicesimo presidente della Repubblica. La sua quota è sette a uno. Seguono Stefano Rodotà a otto, Emma Bonino a dieci e, staccati, tutti gli altri, D'Alema, Veltroni, Grasso e Del Rio, Zanda sono agli ultimi posti. Più che un sondaggio sembra un vaticinio, però è indicativo dell'interesse di M5S. Così, nonostante i numeri sulla carta negativi, Prodi resta in pista, sperando che l'intesa tra Renzi e il Cavaliere non regga alla prova dei fatti e puntando sui voti sparsi di qualche dissidente anti-Patto di Forza Italia.

La buona notizia per Renzi è che i suoi oppositori interni sembrano fare più fumo che arrosto: l'Italicum sta viaggiando tra le polemiche ma senza troppi problemi pratici, la richiesta del senatore Pd Massimo Muchetti di un'informativa del governo sul decreto fiscale è stata bocciata e la sinistra non appare avere le forze per rovesciare il tavolo. Anche perché se salta tutto si tornerà al voto.

«Basta chicchiericci - conclude Orfini - la discussione vera deve ancora iniziare».

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