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Mozioni, tempi, agguati: il partito del rinvio detta l'iter della crisi

I tifosi dell'inciucio spingono per l'ipotesi di sfiduciare prima Salvini. Il piano Grasso

Mozioni, tempi, agguati: il partito del rinvio detta l'iter della crisi

Due strategie che puntano a due obiettivi. Matteo Salvini vuole una crisi lampo e il voto in autunno. Nella prima data utile: già il 13 ottobre, in modo che il nuovo Parlamento possa disinnescare l'aumento dell'Iva. Luigi di Maio e un fronte ampio, che va da Leu e una parte del Pd, puntano ad allungare i tempi della crisi con l'obiettivo di chiudere la finestra autunnale. La road map del ministro dell'Interno è chiara: domani riapre il Senato, dove i leghisti hanno presentato la mozione di sfiducia contro il governo Conte. Il pressing del Carroccio è finalizzato ad arrivare in Aula prima di ferragosto: 13 o 14 agosto per discutere la mozione e votarla. In caso di sfiducia o presa d'atto dell'assenza di una maggioranza, Conte si dimette. Partono le consultazioni, che nella strategia salviniana, dovrebbero chiudersi entro il 20 agosto. Senza mandati esplorativi o altri giochetti che potrebbero ritardare lo scioglimento delle Camere. Dal Viminale, Salvini studia un piano per andare al voto il 13 al massimo 20 ottobre.

Ambizioni che si scontrano però con il Movimento Cinque stelle e il partito del non voto che vogliono far slittare le elezioni anticipate. L'ex presidente del Senato, Pietro Grasso, ha suggerito alle opposizioni di abbandonare l'Aula al momento del voto sulla mozione di sfiducia contro Conte: una mossa che sembra dettata dal bisogno di prendere tempo. Perché se restassero in Aula solo grillini e leghisti, la mozione sarebbe bocciata. Esito che non risolverebbe la crisi ma servirebbe solo a rallentare l'iter verso lo scioglimento delle Camere. Altra mossa, stavolta calata dal Pd di matrice renziana, è la richiesta di calendarizzare prima la mozione di sfiducia contro Salvini e poi contro quella l'esecutivo Conte. Non cambia molto, ma è utile a rallentare i tempi della crisi.

Il gruppo parlamentare del Pd si riunirà alle ore 15 di domani: tre ore prima della conferenza dei capigruppo in Senato. Giocano alla melina istituzionale anche i Cinque stelle: ieri Di Maio ha lanciato una raccolta firme tra i parlamentari per anticipare il voto sul taglio dei parlamentari (previsto il 9 settembre). L'obiettivo è bloccare la fine della legislatura per un anno: perché in caso di via libera c'è l'ipotesi del referendum sulla riforma che impone il divieto di sciogliere le Camere. Operazione che punta a far saltare i piani di Matteo Salvini e la corsa verso le urne a ottobre. Però c'è un'incognita: con la legislatura bloccata, quale sarebbe il governo? E soprattutto con quale maggioranza? Tra le opzioni c'è l'annuncio di Giuseppe Conte di andare in Parlamento per comunicazioni. La presidente del Senato Casellati darà precedenza al premier. Politicamente cambia poco, però la mossa di Conte serve a disinnescare il piano di Salvini di una campagna elettorale lampo.

In questo caso il Movimento 5 Stelle potrebbe presentare un testo che chiede a Conte di proseguire il suo mandato, come del resto la Lega potrebbe invece depositarne un altro totalmente contrario.

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