Politica

Né Sardegna né Capalbio. L'estate dei politici non ha più una patria

Senza Renzi e il Cav in vacanza, i tempi dei lidi storici della sinistra e della Fregene del centrodestra sono solo un ricordo

Né Sardegna né Capalbio. L'estate dei politici non ha più una patria

«Tutti a Telese per la festa Udeur, da Scajola a Rutelli sfilano i big». Persino Telese, 7mila anime in provincia di Benevento, poteva diventare - nel 2007, governo Prodi, ere geologiche fa - il centro della politica, il posto da non mancare quando le estati dei partiti erano fatte di luoghi simbolo, di appuntamenti cult, di appostamenti fissi. Il litorale laziale lottizzato per coalizioni, addirittura per correnti. A Capalbio la sinistra radical chic («piccola Atene» secondo Asor Rosa, uno di loro), ad Ansedonia quella più istituzionale alla Giuliano Amato, più giù verso Sabaudia l'ala di Walter Veltroni, il centrodestra invece tra Fregene o Orbetello (tendenza Matteoli) e l'Argentario delle immersioni di Fini. Tutta una geografia spazzata via dalla prima estate del Nazareno, la prima non-estate dei politici, con i due leader forzati delle non-vacanze. Uno, Matteo Renzi, troppo impegnato («C'è un sacco di lavoro da fare, ma voi italiani andate in vacanza sereni») a non farsi dettare l'agenda dalla Troika per prendersi ferie (al limite, una visita lampo in elicottero alla villa umbra di Mario Draghi...), l'altro, Berlusconi, bloccato tra Arcore e Cesano Boscone per la condanna. Il resto dell'agosto renziano si divide tra telefonate ai capi di Stato, Palazzo Chigi, scalette di aereo e tanto Twitter .

Un'estate politica senza politici, e neppure il gossip minimo da premier paparazzato, la biciclettata di Prodi, la passeggiata di Monti e famiglia in Engadina. Un'estate, soprattutto, senza Villa Certosa, capitale della politica agostana regnante Berlusconi, quartier generale del centrodestra di governo estivo. Celebri i summit con i fedelissimi e i suoi ministri, altrettanto quelli con altri ospiti illustri delle sue 26 stanze, dall'amico Vladimir Putin (più volte a Villa Certosa) al povero premier ceco Topolanek (immortalato nudo dal paparazzo sardo Zappadu), ai coniugi Blair. Quella col premier britannico, nel 2004, fu la famosa estate della «bandana». «Quella sera in Sardegna Tony mi ha detto “qualsiasi cosa succeda non far sì che mi facciano delle foto vicino a Silvio con la bandana. Stai tu in mezzo, perché sennò la stampa britannica ci uccide”» spiegò poi Cherie Blair ricordando la passeggiata a Porto Rotondo con Berlusconi in bandana. Materiale d'oro per i giornali nelle settimane di scarsità agostana.

Sparita Villa Certosa dall'orizzonte politico (resta qualche blitz della fidanzata Pascale, ma da sola), con un premier nomade e partiti liquefatti (e chi ci va più alle feste di partito?), è un'estate senza politici, tranne qualche bikini di ministra o qualche bacio rubato in spiaggia. Niente che somigli alle zone d'influenza balneare delle estati passate, una mappa scientifica che andava dal Salento territorio di D'Alema (quando timonava sul suo Ikarus, ormai venduto), alla Sicilia colonizzata dal centrodestra in quota ex An, al profondo Nord dell'asse Lega-Tremonti che a Ferragosto si ritrovava a Ponte di Legno, altro summit estivo rituale. Finito tutto, e nel peggiore dei modi (con i proprietari-ospiti di Bossi, la famiglia Caparini, e la querela al «Trota» per diffamazione). Enrico Letta aveva smobilitato già da sé, chiudendo il suo happening estivo Vedrò , a Dro in Trentino, appena diventato premier. Ritornato deputato semplice, l'ha tenuto chiuso, tanto ormai pensa ad altro (l'Europa?). Con Berlusconi chiuso ad Arcore senza deroghe all'obbligo di dimorare, il premier-boy scout accampato a Palazzo Chigi e i suoi ministri-comprimari di governo ridotti a collaboratori tanto «decide tutto lui», le vacanze dei politici hanno peso politico pari a zero. Difficile che i cronisti inseguano il camper del ministro Poletti, in campeggio prima in Romagna e poi in Sardegna. O che le Marche, buen retiro della presidente della Camera, diventino qualcosa più che il posto dove la Boldrini passa la pausa estiva. O che si farà sentire l'assenza di Anna Finocchiaro, trasmigrata in Perù per una vacanza intrepida. Era rimasta Cortina, con il salotto agostano dove andavano tutti, altro capoluogo della politica estiva, ma è finita dopo i blitz della Finanza e la gogna da scontrino. Resta Rimini, col suo Meeting , ma con assenze pesanti: quella del premier, appunto.

E la chiamano estate.

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