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A Napoli i centri sociali occupano anche le chiese

In azione gli autonomi di «Je so pazzo», vicini a Potere al popolo e benedetti da De Magistris

A Napoli i centri sociali occupano anche le chiese

Napoli Dalla rivoluzione arancione alla rivoluzione... francese. A Napoli, i sostenitori del sindaco Luigi de Magistris hanno inaugurato la nuova moda degli espropri ecclesiastici di stampo giacobino, quelli che un tempo i «mangiapreti» di Maximilien de Robespierre portavano a termine contro gli odiati rappresentanti del clero parigino. I militanti del centro sociale «Je so Pazzo», confluiti nella lista «Potere al popolo», che si presenta alle prossime elezioni politiche del 4 marzo, hanno infatti occupato la chiesa di Sant'Antonio a Tarsia, nel popolare (e popoloso) quartiere di Montesanto, a poche centinaia di metri dalla sede dell'Amministrazione comunale. Sono entrati in azione poco prima dell'alba di venerdì forzando la porta d'ingresso e sistemando una decina di materassi nella navata centrale, tra le panche dei fedeli e i confessionali ormai vuoti. Su quelle brandine andranno a dormire senzatetto e clochard, e disperati del rione. «Gente che rischia di morire per il freddo di queste notti spiega una esponente dell'ex Opg . E di cui nessuno, nemmeno in campagna elettorale, si preoccupa». Che loro lo abbiano fatto, invece, proprio in campagna elettorale e non prima è chiaramente un dettaglio che non li turba. D'altronde, i candidati e i simpatizzanti di «Potere al popolo» sanno di poter contare, in queste convulse settimane di caccia al voto, sull'appoggio del sindaco Luigi de Magistris e sulla sua rete di relazioni territoriali. «L'unica vera novità è rappresentata da Potere al Popolo ha ripetuto in questi giorni, il primo cittadino una esperienza napoletana, segno che Napoli produce energie assolutamente positive».

Sant'Antonio a Tarsia è una delle strutture religiose più note della città, edificata nel 1550 e, nel diciottesimo secolo, luogo di raccoglimento e di preghiera di Sant'Alfonso Maria de Liguori. Negli ultimi dieci anni, dopo la chiusura, è stata saccheggiata e vandalizzata a più riprese. I tesori che custodiva sono stati depredati, e le lapidi e le maioliche e i marmi distrutti o divelti o, più semplicemente, asportati per andare a finire sul mercato nero degli oggetti d'arte. Oltre alla chiesa, i militanti di «Potere al popolo» hanno preso possesso anche del chiostro e dei tre piani che formano l'intero complesso, comprendenti pure alcuni appartamenti di servizio ormai vuoti. Uno scenario tutt'altro che inedito in città, dove i centri sociali hanno ormai mano libera nell'occupazione e nella gestione dei beni pubblici con l'avallo silenzioso di Palazzo San Giacomo, e nonostante l'apertura di fascicoli d'indagine da parte della Procura presso la Corte dei Conti che contestano a dirigenti e amministratori locali danni all'erario per centinaia e centinaia di migliaia di euro.

Ma si sa, Parigi (o Napoli) val bene una messa.

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