Politica

Napolitano, da Prodi a Renzi: cinque premier in nove anni

Così re Giorgio ha diretto la politica del nostro paese. Una presenza discreta, ma sempre determinante

Napolitano, da Prodi a Renzi: cinque premier in nove anni

L'ormai ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - durante i suoi 9 anni di presidenza - ha nominato ben 5 presidenti del consiglio: da Romano Prodi a Matteo Renzi, passando per Berlusconi e arrivando fino ai governi non eletti di Mario Monti e Enrico Letta.

La prima crisi di governo che re Giorgio deve gestire è nel febbraio 2007. Romano Prodi si dimette, dopo il voto contrario del senato alla relazione sulla politica estera del suo governo. Dopo tre giorni, Napolitano rinvia il governo alle camere per la fiducia e la ottiene. Ma l'anno successivo - il 2008 - Napolitano si trova fare i conti con una nuova crisi che, questa volta, affonda l'esecutivo guidato dal Professore.

Lo scontro tra i due schieramenti non conosce tregua e a gennaio il senato nega la fiducial governo e Prodi rassegna le dimissioni. Si sciolgono così le camere e si va al voto.

Il testimone torna nelle mani di Silvio Berlusconi, che però - a causa del terrorismo psicologico orchestrato dall'Euro per mezzo dell'incubo dello spread - viene fatto fuori. Francia e Germania vogliono la testa del Cavaliere, lanciando un ultimatum sulle misure per debito e crescita. Il destino del governo Berlusconi è irrimediabilmente segnato.

Il 9 novembre Napolitano nomina senatore avita Mario Monti. È il prologo al governo tecnico. Il 12 novembre, infatti, dopo una giornata tesissima, Berlusconi viene praticamente costretto a dimettersi. 

Nasce così il governo Monti, con i partiti che fanno un passo indietro e mettono da parte la conflittualità. L'obiettivo del primo dei tre governi tecnici nominati da re Giorgio è quello di traghettare l'Italia fuori dalla palude della crisi e restituire al Paese la perduta credibilità internazionale. Lacrime e sangue, a partire dalla legge Fornero sulle pensioni.

Il 6 dicembre 2012 il Pdl lascia la maggioranza e si astiene, al Senato, sul voto al decreto sviluppo e alla Camera sul provvedimento che riguarda le spese di Regioni ed enti locali. Monti, dopo un colloquio con Napolitano, annuncia che, unvolta approvata la legge di stabilità, si dimetterà (l'ultimo atto il 21 dicembre). Il 22 dicembre, dopo le consultazioni con le forze politiche, Napolitano firma il decreto di scioglimento delle Camere: si voterà il 24 e 25 febbraio 2013. La coalizione di centrosinistra ottiene la maggioranza dei seggi alla Camera, mentre a Palazzo Madama la "maledizione del Porcellum" impedisce tanto al centrosinistra quanto al centrodestra di raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi. 

 

Nel frattempo, sulla scena politica irrompe il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo che raccoglie il 25% dei voti: è il "boom" che Napolitano aveva ironicamente liquidato dopo il risultato dei grillini alle regionali in Sicilia: "Di boom ricordo solo quello deglianni Sessantaaltri non ne vedo...". Grillo respinge l'offerta di collaborazione del Pd e per Bersani è una vittoria elettorale a metà.

Le forze politiche intanto si impantanano sull'elezione del nuovo inquilino del Colle. Romano Prodi, il Professore, cade sotto il fuoco amico di 101 cecchini: tra le vittime, anche Bersani che lascia la guida del Pd. Il pressing sul capo dello Stato uscente si fa intenso e alla fine Napolitano accetta "per senso di responsabilità" il secondo mandato, caso fino ad ora unico nella storia della Repubblica.

Subito dopo, a fine aprile 2013, il flop di Bersani genera il governo di Enrico Letta e la nascita delle larghe intese. È il governo del tutti dentro, che però viene azzoppato quando il Senato vota la decadenza di Berlusconi. Forza Italia si sfila e l'esecutivo Letta rallenta la sua corsa.

Il nuovo segretario dei dem è Guglielmo Epifani, ma lsua sarà solo una "reggenza" di transizione. A dicembre, le primarie del Pd incoronano segretario Matteo Renzi, che inizia così la sua scalata verso Palazzo Chigi. Nonostante avesse rassicurato Letta - "Enrico stai sereno" - nella direzione di metà febbraio 2014 l'ex sindaco di Firenze manda a casa il premier PdAl volante del Paese c'è ora Matteo  Renzi, il "rottamatore", al quale Napolitano affida l'incarico di formare il governo. Ancora una voltnel nome delle riforme e della ripresa economica

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