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Nasce l'asse dei governatori. E Maroni si smarca da Zaia

La Lombardia vuole far fronte comune con le altre Regioni nella trattativa: "Il Veneto ha fatto altre scelte"

Nasce l'asse dei governatori. E Maroni si smarca da Zaia

Un'asse dei governatori per le autonomie, per avviare con Palazzo Chigi una trattativa più concreta e su basi migliori. La propone Roberto Maroni, il governatore lombardo, dopo essersi smarcato dal suo collega veneto Luca Zaia. Quest'ultimo, forte del quorum raggiunto, intende spingere per lo statuto speciale del Veneto, una scelta che Maroni appoggia per il collega ma non intende far propria: «Il Veneto - spiega il presidente della Regione Lombardia - ha fatto un'altra scelta, noi non possiamo farla perché il nostro quesito dice un'altra cosa». E dunque la strada è quella tracciata col referendum, ma la modalità per l'azione è diversa dai cugini del Nord Est. La Lombardia difenderà quella «sorta di manifesto del neoregionalismo» indicato sulla scheda, ha spiegato Maroni in consiglio regionale, chiarendo che la «specialità» che la sua regione chiede non va fraintesa: è solo «qualcosa di più e di diverso rispetto allo statuto ordinario, senza arrivare allo statuto speciale». E per «scrivere una pagina» che potrà essere «esaltante», ha proseguito il governatore lombardo, ecco l'idea di unire le forze con altri presidenti di regione. Anche se invece del referendum hanno fatto scelte diverse. L'identikit è quello del suo omologo emiliano-romagnolo, e infatti Maroni spiega: «Ho sentito Stefano Bonaccini, che oggi parte formalmente con la costituzione del tavolo di trattativa dell'Emilia Romagna con il Governo. Gli ho chiesto la disponibilità a unificarlo con quello della Lombardia, perché così semplifichiamo e rafforziamo il dialogo con lo Stato centrale». L'asse tra governatori può partire, e Maroni in dote porta «il peso di tre milioni di cittadini, cosa utile anche per lui». La richiesta, insomma, è quella di aggiungere una sedia al tavolo. E Bonaccini è stato possibilista. «Mi ha detto che ne parlerà con il sottosegretario Bressa», spiega ancora Maroni: «Se decideranno di aspettarci, credo sarà una cosa utile per le Regioni, non solo per la nostra». E non solo per Lombardia ed Emilia Romagna, perché l'idea del governatore leghista è di allargare ancora il fronte, anche per far dissipare le polemiche su un'iniziativa, quella del referendum, che è stata vista da qualcuno come divisiva. La mano, stavolta, è tesa verso l'ex sindaco di Bari e presidente della regione Puglia Michele Emiliano. «Se la Puglia - aggiunge Maroni - decidesse di unirsi alla trattativa non avrei obiezioni, perché credo che sia utile per contrastare quanti hanno detto che facciamo un'operazione contro le Regioni del Sud». Ma al tavolo col governo Maroni, che ha aggiunto di aver già parlato con il premier Paolo Gentiloni e con il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa («C'è disponibilità a discutere con la Lombardia in modo serio», ha spiegato), potrebbe non ritrovarsi esclusivamente in compagnia di altri governatori «targati» Pd. Della trattativa potrebbe infatti far parte anche Giovanni Toti, che dalla sua Liguria si è già detto pronto sia a indire a sua volta un referendum che a esserci se c'è da ragionare insieme al governo.

E in un intervista al Messaggero anticipa, sostanzialmente di sposare l'idea lanciata ieri da Maroni: «Basterebbe intavolare una trattativa tra regioni, governo e Parlamento», spiega Toti, «Si potrebbero aumentare i margini di autonomia fiscale all'interno del quadro costituzionale, ma io penso che nella prossima legislatura una vera riforma della Costituzione vada fatta».

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