Mondo

I 70 anni della Nato

Il 4 del '49 nasceva l'Alleanza. Ma l'atlantismo è ancora attuale?

I 70 anni della Nato

Già vent'anni fa, quando raggiunse il traguardo del mezzo secolo, la sopravvivenza stessa della Nato era oggetto di espliciti dubbi. A che cosa serve, osservavano i critici nel 1999, un'alleanza militare occidentale quando la Guerra Fredda è finita e quando la stessa Russia mutilata erede del nemico sovietico si pone ormai come un partner? La risposta l'hanno fornita negli anni successivi una serie di eventi che da una parte hanno cambiato profondamente la natura dell'Alleanza Atlantica, trasformandola da struttura difensiva eurocentrica in attore su scala globale, e dall'altra hanno rilanciato il suo ruolo storico di baluardo nei confronti di una minaccia potenziale proveniente dall'Est. Oggi che la Nato si accinge a festeggiare i settant'anni fatto eccezionale considerando che le alleanze militari tendono a durare assai meno è giusto interrogarsi sul suo ruolo attuale e nel prossimo futuro, con il paradosso che la sfida più difficile alla sua tenuta sembra arrivare proprio dal suo membro cardine, gli Usa guidati dall'isolazionista Donald Trump.

Forse è proprio da qui che conviene partire. Trasferendo il suo atteggiamento competitivo anche alle relazioni con i suoi storici alleati europei, Trump ha di fatto minato la fiducia nella solidità dell'Alleanza dopo un ventennio caratterizzato dal suo continuo rafforzamento. Il presidente americano aveva concrete ragioni nel lamentare l'insufficiente contributo economico di troppi Paesi membri della Nato, ma i toni della sua insistenza nel battere cassa sono stati sbagliati: vi echeggiava l'arroganza di un partner dominante che pretendeva di esser pagato per un servizio offerto e minacciava di abbandonare gli insolventi al loro destino. Tanto che i principali Paesi europei, capita l'antifona, hanno avviato un programma per la costituzione di un sistema difensivo autonomo, in grado di garantire sicurezza anche nel caso che l'imprevedibile Trump andasse fino in fondo. Il che, per inciso, pare improbabile: proprio ieri, alla vigilia delle celebrazioni che si terranno presso il quartier generale belga della Nato, Trump ha incontrato il segretario generale dell'Alleanza Jens Stoltenberg alla Casa Bianca. Un comunicato condiviso sottolinea «l'importanza della Nato come baluardo della pace internazionale e della sicurezza». Ma rimane la novità destabilizzante che francesi e tedeschi in primo luogo sono ormai diffidenti nei confronti del loro alleato chiave di settant'anni.

Quanto al ruolo presente e futuro della Nato sullo scenario internazionale, se è vero che l'attuale amministrazione Usa sembra prediligere la retromarcia soprattutto sui fronti mediorientali e in Afghanistan, è ancor più vero che in Europa orientale la presenza della Nato è più attuale che mai: Stoltenberg ha annunciato ieri un investimento da 260 milioni di dollari per rafforzare le difese della Polonia e dei tre Paesi baltici. E qui va rimarcato che sono state le politiche aggressive del Vladimir Putin dell'ultimo decennio a favorire il ritorno a un clima da guerra fredda. Il precipitarsi sotto l'ombrello protettivo della Nato di tutti gli ex Paesi membri del Patto di Varsavia avvenuto negli anni a cavallo del nuovo secolo - la dice lunga sulla sfiducia nei confronti della Russia da parte di chi ben ne conosce spirito e metodi, ma non autorizza Mosca a rilanciare la vecchia leggenda dell'accerchiamento ai suoi danni. Temendo che un passaggio di successo nel campo occidentale anche di Ucraina e Georgia mettesse a rischio la sua personale presa sul potere, Putin ha invece usato le armi contro due Paesi indipendenti che legittimamente ambiscono a scegliersi partner e collocazione internazionale.

Un'ambizione che il Cremlino pretende di negargli con la forza, ma così facendo non fa che alimentare diffidenza e paura nei confronti di Mosca, in un loop che rafforza settant'anni dopo il ruolo storico della Nato.

Commenti