Politica

Le navi inglesi verso l'Oriente Ma lo sbarco è un'incognita

Davide Zamberlan

Londra Immaginatevi di possedere una compagnia di spedizioni marittime e di inviare le vostre navi da Londra in Oriente. Cariche di merci di ogni genere, alcune di queste navi impiegheranno oltre 45 giorni per giungere in un porto. Immaginate che durante la traversata cambino le regole doganali che le merci devono rispettare per poter entrare nel mercato di destinazione. L'incognita di nuove leggi, documenti, burocrazia, autorizzazioni, controlli, lungaggini. Senza sapere se e quando le merci saranno sbarcate. È lo scenario caotico che si trovano a fronteggiare decine di cargo già salpati dal Regno Unito ma che non conoscono ancora se, come e quando Londra uscirà dall'Ue.

Secondo quanto racconta il South China Morning Post, i funzionari del consolato inglese di Hong Kong sono estremamente preoccupati che alle navi attualmente in viaggio sia rifiutata l'entrata in porto nel caso di un'uscita senza accordo. Perché se è vero che se ci sarà un no deal il Regno Unito perderà a partire dal 29 marzo i benefici di far parte della famiglia europea, uscendo da tutti i trattati firmati da Bruxelles e riprendendo a commerciare secondo i termini dell'organizzazzione mondiale del commercio, è lontanissimo dalla verità che questo passaggio possa compiersi in uno schiocco delle dita. Ci saranno regole, tariffe, quote nuove da rispettare. La narrazione dei brexiteers più duri, la storia di un'uscita relativamente morbida anche in caso di no deal, è una favola. «C'è molta incertezza, sfortunatamente. È una situazione senza precedenti nella storia recente, un Paese così importante che lascia un'organizzazione commerciale», dichiara Christopher Chan della Holman Fenwick Willan, società di consulenza legale londinese. Se tra Cina e Ue non vi sono accordi commerciali, il che potrebbe rendere più agevole il ritorno di Londra alle regole del Wto, diversa è la situazione tra Giappone e Ue, con un trattato entrato in vigore a febbraio. Stessa situazione per la Sud Corea, con cui Bruxelles ha siglato un accordo di libero scambio. E, dall'altra parte dell'Atlantico, il Canada. In questi casi il ritorno alle regole del Wto comporterà un grande salto all'indietro. Una regressione per prepararsi alla quale servirà molto tempo. Tra le conseguenze della guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina, riporta ancora il South China Morning Post, c'è stata anche quella di navi Usa cariche di semi di soia che stazionavano al largo dei porti cinesi in attesa dell'attracco. Potrebbe essere un assaggio di ciò che attenderà le merci inglesi.

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