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Nazionalizzare? Dovremmo spendere una fortuna

I gestori privati andrebbero compensati con un indennizzo per gli investimenti già fatti

Nazionalizzare? Dovremmo spendere una fortuna

L'Alitalia non trova compratori? Facciamo intervenire le Fs partecipate dal Tesoro con l'aiutino della Cdp. Le trattative con gli indiani sull'acquisto dell'Ilva si sono arenate? No problem, nazionalizziamo il colosso dell'acciaio. Crolla il ponte? Riprendiamoci pure le Autostrade.

I pentastellati capitanati da Luigi Di Maio vogliono tornare alla vecchia Iri. Come se il «babbo Stato» fosse la soluzione per tutti i mali. Dimenticando che anche i ponti e viadotti gestiti dalle province e dalla società pubblica Anas (cui per altro rischierebbe di tornare in dietro la patata bollente delle autostrade) hanno avuto qualche problema di crolli, soprattutto in Sicilia. Per non parlare della «grande incompiuta», la Salerno-Reggio Calabria. Ma c'è un punto ancor più importante: non si può espropriare ciò di cui si è proprietari. Le autostrade infatti non possono essere nazionalizzate perché sono già destinate a tornare sotto il cappello pubblico. Lo spiegava bene il professore dell'Università di Bergamo, Giorgio Ragazzi, già economista al Fondo Monetario Internazionale e consulente nel settore privato, sul sito La Voce.info il 27 giugno del 2014. «La concessione di ogni autostrada prevede che, alla scadenza, l'infrastruttura venga devoluta gratuitamente al concedente, cioè allo Stato». Una norma semplice e mai applicata. Perché i concessionari, secondo Ragazzi, cercano in ogni modo di ottenere rinnovi senza gara o almeno lunghe proroghe. «È vero che l'Unione Europea impone che i rinnovi di concessione vengano assegnati per gara, ma certo non potrebbe obiettare se lo Stato, magari tramite l'Anas, si appropriasse dell'autostrada senza bandire alcuna gara. L'ostacolo maggiore è rappresentato dall'indennizzo che lo Stato dovrebbe pagare al vecchio concessionario per gli investimenti realizzati e non ancora ammortizzati», scrive sempre Ragazzi. Quindi: se le autostrade venissero devolute allo Stato, senza bandire alcuna gara per rinnovo, l'esborso per l'indennizzo potrebbe essere finanziato a debito dall'Anas (o da un altro ente pubblico che subentri nella proprietà dell'autostrada). Non si tratterebbe però di una «nazionalizzazione» come la intendono i fan delle nuove Iri, considerando che le attività gestionali (come l'esazione, pulizia, manutenzione) potrebbero essere messe separatamente e periodicamente a gara e assegnate alle imprese private più efficienti. Senza aver bisogno di nuovi occupati nel settore pubblico, portando il gettito dei pedaggi direttamente nelle casse dello Stato.

E senza far diventare Autostrade una sorta di crash-test per la legge 231 sulla responsabilità penale delle imprese.

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