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Ncd, verdiniani, ex M5S Ecco i diktat per entrare nel partito della Nazione

Per il cambio di casacca, gli alfaniani chiedono modifiche all'Italicum, il gruppo "Ala" una manciata di poltrone. Pronti al salto anche sei uomini di Tosi

Ncd, verdiniani, ex M5S Ecco i diktat per entrare nel partito della Nazione

RomaIl Partito della Nazione? È come parlare di un ircocervo. Ma, in politica, si sa, i prodotti della mente spesso diventano reali. In questa calda dell'anno del Signore 2015, parallelamente al calciomercato si è aperta anche un'altra fiera: quella del salto sul carro del premier che, elezioni o non elezioni, garantisce continuità e sopravvivenza agli ufficiali di complemento della maggioranza.

Il contingente è guidato, ovviamente, dagli alfaniani di Ncd (che con gli ex Udc hanno creato Area Popolare) i quali, soprattutto dopo il voto pro-Azzollini, hanno capito che dalla parte sinistra della barricata hanno per ora più da guadagnare. Sono 34 alla Camera e 35 al Senato. È vero, sono già in maggioranza, ma - a parte i temi etici - sono più renziani di molti piddini. Casini, Cicchitto e Quagliariello hanno rilasciato dichiarazioni che aprono a forme prossime di «trasbordo». Basta solo che il premier paghi un altro tributo: una modifica della legge elettorale che apra al premio di coalizione (improbabile) o agli apparentamenti al secondo turno e anche Angelino potrà dirsi soddisfatto.

Seguono a ruota gli «alati» (nel senso dell'acronimo di Alleanza liberalpopolare per le autonomie) verdiniani che sono10 al Senato e 7 alla Camera. Hanno lasciato il Cav, ufficialmente perché il percorso riformatore non si può lasciare a metà e «perché le elezioni si vincono al centro». Ecco basterà garantire a quel centro di gravità semi-permanente, un'adeguata rappresentanza in termini di seggi e si potrà camminare ancora insieme.

Questo discorso è valido anche per i «superstiti» del glorioso Partito socialista italiano. Ieri il coordinatore nazionale Marco Di Lello ha fatto coming out sul Corriere . «Il partito riformista di Renzi non può non avere al suo interno esponenti della tradizione socialista» è il succo del discorso. Sono 7 tra Camera e Senato: l'adesione non cambia gli equilibri di maggioranza, ma renderebbe più forte l'ex sindaco di Firenze in caso di nuovi colpi di testa all'interno del Pd, come in occasione della riforma Rai giovedì scorso. Un po' lo stesso discorso dei sei parlamentari (tre rispettivamente per Montecitorio e Palazzo Madama) che fanno riferimento al sindaco di Verona, Flavio Tosi. «Come cervo che esce di foresta», avrebbe detto il compianto Boskov, sono pronti a buttare a mare la questione settentrionale per riconoscersi nell'Italia di Matteo.

Leggermente più complicato ma non impossibile assorbire Scelta civica. Il sottosegretario Enrico Zanetti l'ha tenuta in vita per darle un profilo più liberale e meno montiano. In materia fiscale si oppone sempre agli assalti alle tasche degli italiani dei discepoli di Dracula-Visco accasatisi all'Agenzia delle Entrate. Sono 24 deputati che possono sempre far comodo, ma per tenerseli stretti occorrerà proporre riforme a minore densità di tassazione.

Più costosi di Mario Götze, più decisivi di Ibrahimovic sono però gli ex grillini. I fuoriusciti dall'M5S potrebbero essere il vero ago della bilancia di questa legislatura garantendole quel puntello che talvolta sembra mancarle. Due senatori, Bencini e Romani, si sono iscritti alla componente Italia dei Valori del misto in onore del passato dipietrista, Anitori è addirittura tra gli alfaniani e due sono entrati in Gal, l' all star team della governabilità (undici senatori). Senza contare che a Montecitorio son già quattro gli ex pentastellati affluiti nel Pd. Conquistare i 24 rimasti, ripartiti equamente tra Camera e Senato, non è impresa facile considerati che alcuni hanno dato vita a forme paramovimentiste, ma già prenderne la metà vorrebbe dire mettere una seria ipoteca sul prosieguo della legislatura. Certo, molti grillini hanno il cuore che batte politicamente a sinistra e, accontentarli, potrebbe significare scoprirsi con Alfano e compagnia.

A giocare troppo con le maggioranze ci si può anche far male.

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