Politica

Negozi, Sala a Di Maio: «Chiuderli? Non rompa»

Il sindaco contro le domeniche antishopping

Chiara Campo

Milano «Le chiusure domenicali di negozi e centri commerciali? Una follia, se le vogliono fare in provincia di Avellino le facciano, ma a Milano è contro il senso comune. Il governo pensi alle grandi questioni politiche invece di rompere le palle a noi che abbiamo un modello che funziona con nove milioni di turisti». Non usa mezzi termini (meno che meno istituzionali) il sindaco di Milano Giuseppe Sala (nel tondo) per contestare la proposta lanciata a settembre dal vicepremier Luigi Di Maio. Entro l'anno, aveva detto, «approveremo lo stop alla liberalizzazione delle aperture la domenica, sta distruggendo le famiglie italiane». Sala durante un intervento dal palco (a «Elle active!, il forum delle donne») non cita il leader M5s ma il riferimento alla città d'origine non è casuale. Anzi. L'Italia «è una ma è fatta anche di situazione diverse, le grandi città metropolitane e internazionali fanno a sé, si deve rispondere ai tanti turisti e ai cittadini che hanno stili di vita diversi. Mi irrita - affonda Sala - questa idea di uniformare tutto e potersi permettere in tutto di raccogliere delle generalizzazioni. Spero non si arrabbino più di tanto, ma se andranno avanti combatterò contro la chiusura».

Si sono arrabbiati? Eccome. Di Maio risponde su Facebook al sindaco con gli stessi toni. «Per Sala i diritti delle persone sono una rottura di palle - scrive -. Nessuno vuole chiudere nulla a Milano né da nessun altra parte, ma chi lavora ha il diritto a non essere più sfruttato. Questo rompe le palle a un sindaco fighetto del Pd? E chi se ne frega!». Il match continua su Facebook con l'ex manager Expo che ribatte: «Quando il Di Maio avrà lavorato nella sua vita il 10% di quanto ho fatto io, sarà più titolato a definirmi fighetto. Non ho altro da aggiungere». Arrivando alla fiera di Rho per Eicma, il salone del ciclo e motociclo, si unisce alla rissa il vicepremier della Lega Matteo Salvini: «Porto più rispetto ad Avellino che a questo radical chic da salotto buono. Dal sindaco di una capitale del mondo mi aspetto più rispetto. Da milanese e ministro sto facendo il possibile e l'impossibile per portare più forze dell'ordine a Milano e recuperare aree di legalità. Se fossi in lui più che occuparmi del governo o di Avellino mi concentrerei su zone assolutamente fuori controllo». Nel merito: «Bisogna equilibrare l'interesse dei consumatori e dei lavoratori che non possono crepare 365 giorni all'anno in catena di montaggio. È solo l'inizio. Da tempo Sala ha alzato i toni per difendere Milano dall'avanzata leghista. Il voto alle Europee in città sarà anche un tagliando alla sua giunta e un'ipoteca (o meno) sul secondo mandato.

O sulla discesa nel ring nazionale.

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